Grazie ad un’indiscrezione lanciata dal quotidiano Politico, emerge un piano sviluppato nei mesi scorsi dall’ex primo ministro inglese Tony Blair che ipotizza di sfruttare l’intelligenza artificiale per migliorare (qualcuno direbbe sostituire) i servizi offerti dai medici di base alla popolazione: un vero e proprio futuro quasi distopico in cui, invece che parlare con una persona in carne ed ossa dotata di raziocinio, empatia e capacità di pensiero laterale, sarà una macchina a decidere le terapie da somministrare ad un paziente; il tutto (magari) senza neppure una revisione umana del lavoro e con una sotto trama che ci parla anche di business ed interesse economici.
Facendo un passetto indietro prima di arrivare a quest’ultimo punto, vale la pena sottolineare che il piano di sostituzione dei medici con l’IA sembrerebbe essere trapelato per errore, pubblicato e poi immediatamente ritirato – dopo che lo stesso Politico ha contattato il team per chiedere spiegazioni – dall’Istituto guidato dall’ex primo ministro. Nel documento si partiva dalla constatazione che attualmente le cliniche di assistenza primaria nel Regno Unito si occupano di circa 40mila pazienti, mentre per aumentarne l’efficienza – secondo Tony Blair – quel numero dovrebbe essere aumentato a 250mila.
Per arrivarci – quasi ovviamente – è necessario ridurre il numero di cliniche e cambiare l’equazione della medicina di base inglese che prevede una ripartizione (esattamente sul modello italiano) territoriale; a favore di una basata sulle esigenze sanitarie, con il paziente libero di scegliere “a quale gruppo registrarsi” in base alla malattia sperimentata di volta in volta.
Come Tony Blair ipotizza di rivoluzionare la sanità inglese: meno medici di base, sostituiti dall’intelligenza artificiale
Con un minor numero di cliniche e medici di base, divisi per malattia e non per territorio, entrerebbe in gioco la già citata IA che in questo panorama avrebbe il compito di interagire con i pazienti per indirizzarli alle cure e alle strutture più adatte al loro problema; superando – si legge nel rapporto citato da Politico – “il modello tradizionale di 10 minuti con un medico per discutere di un problema”, a favore dell’approccio suggerito da “sempre più studi [di] gestione della salute della popolazione”.
I nuovi medici guidati dall’intelligenza artificiale – continua la proposta di Tony Blair – dovrebbero essere addestrati grazie alle cartelle cliniche dei pazienti che in questo scenario verrebbero completamente digitalizzate, depositate all’interno di un archivio centralizzato (con tutti gli eventuali problemi per la privacy che potrebbero venire in mente) e consultate all’occorrenza per trovare i precedenti di trattamento di un determinato problema.
E proprio soffermarci sulle cartelle digitalizzate entrano in gioco gli interessi economici (presunti?) dell’ex premier inglese che – ricorda ancora una volta politico – collabora per il suo Institute for Global Change con il miliardario Larry Ellison: questi ha stanziato all’istituto qualcosa come 375 miliardi di dollari negli ultimi anni, mentre occupa la poltrona di direttore della società di cloud computing Oracle che nutre un vastissimo interesse (ovviamente economico) nella digitalizzazione, nell’IA e nella gestione sui suoi server delle cartelle cliniche digitali.