In una sola notte di maggio le azioni delle società legate allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale sono salite di 300 miliardi di dollari di valore. È successo dopo una seduta grigia della borsa Usa, paralizzata dal braccio di ferro sul nuovo tetto al debito federale. Ma alle 22 ora di New York sono esplosi i fuochi di artificio.
Merito dell’annuncio degli strepitosi conti di Nvidia, in un certo senso l’architetto alla base dei chips necessari per le applicazioni dell’intelligenza artificiale: +50% di ricavi e utili nel trimestre e la prospettiva di crescere altrettanto nel prossimo. Il mercato, che già attribuiva a Nvidia il titolo di re del mercato 2023 (con un rapporto P/u di 66 volte) è letteralmente esploso: +30% dopo un’ora o poco più, ovvero un aumento di valore di 200 miliardi abbondanti che portano l’azienda oltre quota mille miliardi. Niente male per una società di cervelli che non ha in pratica fabbriche, perché affida all’esterno la produzione.
Non è un fenomeno isolato. Altri titoli della galassia dell’Intelligenza artificiale hanno messo a segno nella notte dei record guadagni in conto capitale per un centinaio di miliardi. E la tendenza per ora non cambia. Sale Microsoft, la più rapida ad adottare il sistema nei suoi prodotti, insegue Alphabet partita poche settimane dopo. Corrono i tech legati all’intelligenza artificiale come C3.ai e Palantir Technologies, compagnia di tecnici usciti (o forse no) dalla Cia. E la febbre coinvolge il settore dei chips. All’improvviso Wall Street si è trovata spaccata a metà. Brilla la tecnologia, tutto il resto, dalle banche all’auto, viene trascurato.
Ma sarà vera gloria? Oppure, come successo al Metaverso, il giocattolo è destinato a sgonfiarsi?
Buona la prima. In realtà l’Intelligenza artificiale ha alle spalle una lunga incubazione scientifica prima che il team dei fondatori di Open Ai cedessero alle lusinghe di Microsoft, la prima corporation ad aver intuito le potenzialità del sistema. Ora, una volta uscito dalla lampada, il genio promette una rivoluzione assai più radicale di Internet o, per rifarci all’esempio classico, alla nascita delle ferrovie: non c’è campo di attività che sia esente dall’applicazione dell’Intelligenza artificiale.
Fra dieci anni – scrive Alessandro Fugnoli di Kairos – il 2023 sarà probabilmente ricordato per essere l’anno in cui l’Intelligenza artificiale, dopo settanta anni di incubazione, ha bruscamente accelerato la sua corsa e in cui i mercati hanno cominciato a prenderne atto”. In attesa che i Governi e i mercati si diano delle regole per evitare effetti perversi per la democrazia o l’occupazione.
Il fenomeno, insomma, è serio. Ma sarà ancora occasione di guadagno oppure il meglio, sul piano borsistico, è già alle spalle? Si può cavalcare la bolla senza incappare nelle delusioni delle dot.com? Ci vollero sei anni, dall’esordio al Nasdaq di Netscape al crollo del 2001, perché la bolla si gonfiasse per poi esplodere con fragore lasciando sul campo molti investitori improvvisati. Stavolta, vista l’accelerazione degli ultimi giorni, è probabile una prossima battuta d’arresto: ai prezzi di oggi Nvidia capitalizza gli utili dei prossimi 80 anni, un gigante come Microsoft si avvicina alle 40 volte. Attenti a entrare nel gioco adesso. Meglio pazientare. Come insegna la storia di Internet, dopo i disastri delle dot.com arrivò Google, il motore di ricerca che ha cambiato la storia. Dopo una fase inevitabilmente turbolenta, il futuro apparterrà a quelle società, che, utilizzando l’Intelligenza artificiale, riusciranno a produrre innovazione nel loro settore, che si tratti di farmaci o di entertainment poco importa.
Non sembra esserci limite all’espansione dell’AI. E questo fa senz’altro paura. Il che non guasta. Meglio una sana preoccupazione fin dall’inizio piuttosto che l’ingenuo entusiasmo che accompagnò l’esordio di Internet: il rifiuto di qualsiasi censura proclamato ai tempi ha aperto la strada a piene verbali e fake news. Evitiamo il bis.
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