L’intelligenza artificiale (IA) sta emergendo come una delle tecnologie più trasformative degli ultimi anni ed è, al contempo, un campo in continua evoluzione, caratterizzato da sfide complesse e dinamiche. Questo breve articolo si propone di approfondire le implicazioni dell’IA rispetto ad alcuni scenari prossimi venturi, evidenziando le sfide che potrebbero emergere, con maggior evidenza, nel corso del 2025.
In linea generale, per quanto riguarda gli aspetti prettamente economici, lo sviluppo e l’implementazione dell’IA richiedono risorse significative e competenze specializzate, il che può limitare l’accesso a questa tecnologia a seconda di alcune variabili implicate quali la classe dimensionale delle organizzazioni (piccole e medie vs. grandi), la localizzazione geografica (Nord vs. Sud, anche globali) e i settori economici (labour vs. capital intensive). Come messo in luce da molta letteratura scientifica, dunque, l’IA può esacerbare le disuguaglianze sociali, beneficiando coloro, relativamente pochi, che hanno un accesso facilitato alla tecnologia ed escludendo altri, sostanzialmente molti.
Seppur, almeno in linea teorica, l’IA potrebbe essere utilizzata per migliorare la cooperazione tra i Paesi, condividendo informazioni e risorse per combattere le minacce comuni, come pure è tra gli obiettivi del Piano Mattei italiano, è da evidenziare che la competizione geopolitica e le differenze nelle normative nazionali potrebbero ostacolare tale collaborazione, rendendo necessari sforzi diplomatici e accordi internazionali tuttora da implementare. Bisognerà sviluppare, infine, framework normativi di un’IA antropocentrica, come messo in evidenza pure da papa Francesco, che siano in grado di bilanciare i benefici apportati con le preoccupazioni etiche e di sicurezza e che, al contempo, siano anche flessibili per adattarsi ai rapidi progressi tecnologici e alle nuove minacce emergenti.
Un altro aspetto significativo riguarda le innumerevoli implicazioni etiche e sociali. L’IA solleva, difatti, questioni filosofiche di non poco conto anche riguardo alla natura dell’identità e dei comportamenti umani, solo per sottolineare alcuni punti. A questo riguardo, le persone potrebbero sviluppare dipendenze e comportamenti compulsivi nei confronti dell’IA, influenzando la natura delle stesse relazioni umane così come si sono sin qui svolte e financo la percezione della realtà arrivando, almeno in tesi, a una sorta di alterazione della razionalità e delle abilità tradizionali dell’essere umano quando sollecitati a prendere decisioni, a elaborare lavori cognitivi e astratti, a ricercare informazioni in rete, ecc.
Dal punto di vista delle implicazioni di carattere sociale, la granularità delle tecnologie digitali potrebbe senz’altro trasformare una serie di fenomeni umani complessi in metriche e algoritmi predittivi (il credito sociale cinese, rappresenta un ottimo esempio di condizionamento collettivo). Ciò potrebbe portare a una società in cui si agiscono troppo alcuni ruoli, superficiali e digitali, e poco altri che rendono uniche e inimitabili le interazioni umane. La conoscenza irriflessa di fatti e accadimenti virtuali finirebbe, difatti, per trasformare in profondità quei “lubrificanti” che facilitano la vita sociale ed economica favorendo così la creazione di identità multiple e fluide.
La fiducia nella carica liberatoria, quasi di carattere millenaristico, apportata dall’IA ai fini della realizzazione e del potenziamento dell’essere umano è già oggi sostanzialmente compromessa in quanto la percezione pubblica è spesso influenzata dalla paura della manipolazione e del controllo. Il crescente bisogno di etichettare foto, audio e video realizzati dall’IA, mediante l’apposizione di una etichetta visibile (watermark) testimonia della sfiducia oramai diffusa in tutto il corpo sociale. Del resto, l’utilizzo dell’IA ai fini di sorveglianza collettiva solleva preoccupazioni significative riguardo alla privacy e alla libertà, soprattutto nei Paesi non democratici dove sono comuni le attività informazionali e disinformative (fake news). La continua diffusione di teorie cospirative mediante i social networks non fa altro che amplificare tale fenomeno ed estenderlo anche ai Paesi con una lunga e radicata cultura liberale e democratica.
In conclusione, l’IA ha il potenziale di trasformare la società contemporanea in maniera significativa. Nondimeno, mentre può migliorare l’efficienza complessiva e la sicurezza, può anche portare a una maggiore sorveglianza: le persone possono sentirsi vieppiù fatte oggetto di controllo sociale il che potrebbe influenzare il loro comportamento e la loro percezione della libertà. Infine, l’IA potrebbe esacerbare le disuguaglianze economiche, sociali e culturali beneficiando coloro che hanno accesso alla tecnologia e continuando a escludere ampie porzioni di cittadini. Dello sviluppo di un’IA realmente antropocentrica non se ne potrà, pertanto, non tenere conto, anche nel corso del 2025 e degli anni prossimi venturi, così come è nelle intenzioni dell’attuale Governo Meloni.
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