Perché non può esistere l’intelligenza artificiale senza uomo

La tecnologia e l’intelligenza artificiale non hanno sempre effetti positivi, come ha dimostrato anche la recente esperienza dell’ultimo governo in carica prima dell’attuale, con un alto tasso di tecnocrati che nonostante il sostegno della scienza, sono riusciti a battere record di produzione di debito pubblico nella storia della Repubblica italiana, come sottolinea La Verità. L’uomo delle società ad alto sviluppo tecnologico ha una bassa considerazione di sé, tanto che vede il futuro con una visione piuttosto pessimistica: faranno tutto le macchine e non ci sarà più bisogno degli umani.



La situazione viene descritta con minuzia di particolari nel libro “Perché l’intelligenza umana batte ancora gli algoritmi” dell’accademico e psicologo Gerd Gigerenzer del Max Planck Institute di Berlino. L’esperto fa nel libro alcuni esempi: parla ad esempio di come una delle maggiori agenzie matrimoniali, che fa ampio ricorso a computer per trovare l’anima gemella, utilizzi lo slogan “Ogni 11 minuti un single si innamora”. In realtà, se il numero viene riferito ai milioni di clienti dell’agenzia, è un numero molto basso.



Gli errori dell’intelligenza artificiale

Proseguendo con l’esempio dell’agenzia matrimoniale, Gerd Gigerenzer sottolinea che non vi è la certezza che il rapporto sia felice: un assunto piuttosto scontato, visto che la scienza non ha molto a che fare con i sentimenti. Inoltre, anche l’intelligenza artificiale, nel costruire coppie, è più interessata alle somiglianze, che producono meno variabili, che alle differenze, che non piacciono agli algoritmi. Nella vita, però, non sempre è così. Secondo lo psicologo, in una coppia non è importante la somiglianza, quanto la complementarità, sessuale e personale.



“A differenza degli scacchi, trovare il vero amore è un gioco costellato di interezze ed è qui che per gli algoritmi cominciano i guai” ha spiegato Gigerenzer. Così, anche per altri ambiti di applicazione, come l’automobile autonoma, che non ha una guida perfetta ma va a sbattere, scambiando ad esempio un bambino per un sacchetto di plastica. Il dramma dell’intelligenza artificiale, dunque, è l’accantonamento dell’intuizione umana e l’esaltazione della superficialità dello sguardo dei computer. Per lo psicologo, la soluzione è la ricerca euristica di autentici risultati, concreti, che rivalutano l’intuizione oltre al pensiero razionale, usando il buon senso.