In occasione dell’Artificial Intelligence Day organizzata da Class Editori, Mario Rasetti professore emerito di fisica teorica al Politecnico di Torino è intervenuto con un discorso in merito ai possibili rischi della nuova tecnologia. Il professore, che sostiene la tesi che l’intelligenza artificiale non sostituirà mai l’uomo se utilizzata nel modo giusto,  ha iniziato l’intervento affermando di essere preoccupato piuttosto per un altro tipo di rischio, più possibile e concreto, quello che presto questi strumenti saranno controllati da poche aziende “big tech” e quindi potrebbe crearsi un “pericoloso monopolio di Microsoft, Google e pochi altri a guidare la rivoluzione“.



Rasetti ha quindi incoraggiato la politica europea a creare ed approvare regole comuni, perchè “la tecnologia sarà sviluppata sempre meglio, ma manca ancora una cosa fondamentale: un’etica condivisa“. Soprattutto ora che le grandi aziende tecnologiche sono in corsa e “non intendono scendere dal treno” dato che nell’evoluzione di questi sistemi “arrivare primi è sempre importante“.  D’altronde la velocità con la quale vengono sviluppate le tecnologie è sorprendente, ma ci sono alcuni punti da non perdere di vista.



Rasetti “Intelligenza artificiale non è scienza ma solo pratica”

Il professor Mario Rasetti parlando dell‘intelligenza artificiale indica alcuni concetti fondamentali da non dimenticare nell’approccio alla tecnologia. Il primo dovrebbe proprio essere quello di smettere di chiamare “intelligente” una macchina perchè “neanche le neuroscienze danno la definizione di intelligenza, non commettiamo l’errore di pensare che ChatGpt possa essere in grado di superare il cervello umano, è un sistema che apprende e basta“. E aggiunge come secondo punto “L’intelligenza artificiale non è una scienza, ma una pratica.



Fino a quando saremo noi a fare domande non ci saranno rischi di sostituzione“. Rasetti prende ChatGpt come esempio e dice “Si esprime con linguaggio umano, sa tutto, ma non è in grado di provare emozioni e sentimenti“, questo dimostra che certi strumenti saranno solo e sempre generativi, mai creativi. E conclude “Questo è l’aspetto che garantirà sempre il primato umano sull’AI“.