Dal Papa a Mattarella tutti parlano di intelligenza artificiale. D’altronde non possiamo non fare i conti con questa nuova tecnologia che sta prendendo piede in ogni ambito lavorativo e non. Se però l’obiettivo è quello di trarre beneficio dall’IA per semplificarci la vita, non mancano i soliti noti dubbi sulla tutela della privacy. Fondamentale è stato l’accordo raggiunto dal Parlamento europeo e il Consiglio europeo sull’artificial intelligence act, la prima normativa al mondo in materia di intelligenza artificiale. L’8 dicembre 2023 infatti l’Unione europea, per prima al mondo, stabiliva una normativa completa e solida per i sistemi di intelligenza artificiale, prevedendone obblighi in base ai rischi potenziali e al livello di impatto, stimolando al contempo l’innovazione e facendo dell’Europa un leader nel settore. Di questo, e non solo, ha parlato Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto italiano di Tecnologia (IIT), nel corso dell’intervista con l’Avvenire.



L’esperto ha visto di buon auspicio l’impianto normativo made in UE sull’intelligenza artificiale, definendolo ‘ bilanciato‘, in quanto “viene preservata la possibilità di fare ricerca e, allo stesso tempo, a vari livelli si prevede la possibilità di mettere dei limiti progressivi sulle applicazioni potenzialmente impattanti sulla privacy, sulle libertà personali e sulle capacità che le IA generative possono avere di influenzare i comportamenti delle persone.” Occorre però che l’UE ora vada oltre, giocando un ruolo attivo nell’implementazione di questo strumento.



METTA SPIEGA COSA ANDREBBE FATTO SUL FRONTE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN UE

Metta ha evidenziato le innumerevoli potenzialità dell’intelligenza artificiale in svariati campi, dall’elettronica alla manifattura, passando per l’efficientamento delle aziende. Ma l’IA, secondo l’esperto, può svolgere un ruolo essenziale soprattutto nell’affrontare le sfide della transizione ecologica e della salute.Nel primo caso l’utilizzo dell’IA può favorire la produzione di energia pulita, anche attraverso la scoperta di nuovi materiali, e in generale aiutare a migliorare l’efficienza delle tecnologie verdi. Sul piano della salute, inoltre, l’intelligenza artificiale promette di cambiare il modo in cui ci curiamo. Basti pensare allo sviluppo di nuovi farmaci, visto che con la sperimentazione in silico grazie all’IA è possibile capire se una molecola è efficace o meno con un notevole risparmio di tempo rispetto al passato. Ovviamente anche per l’automazione il contributo è notevole, visto che gli algoritmi che controllano i robot sono sempre più di IA.



Metta aggiunge però anche: “Oltre a fissare le regole, l’Ue deve essere più proattiva per lo sviluppo di algoritmi e di sistemi proprietari europei di IA, altrimenti rischiamo di soccombere di fronte a quella che finora è una tecnologia prodotta principalmente negli Stati Uniti e in Cina”. Insomma, l’Europa dovrebbe imparare a rischiare di più in ambito di intelligenza artificiale, cercando di stanziare anche maggiori investimenti. E per avere possibilità di incidere nello sviluppo delle tecnologie bisognerebbe creare le condizioni per costruire un Cern europeo dell’IA, una casa comune in cui persone di talento possano lavorare e fare massa critica per sviluppare algoritmi.