L’allenatore dell’Inter, Antonio Conte, ha deciso di lasciare il timone salutando la compagine nerazzurra nonostante un anno restante di contratto e nonostante la fresca vittoria dello scudetto. Tutta colpa, o almeno così si mormora fra gli addetti ai lavori, del futuro non proprio roseo della stessa società scudettata, alla luce di una situazione economica da decifrare. A riguardo Affaritaliani sottolinea come il prestito da 275 milioni di euro da parte del fondo Usa Oaktree, potrebbe assolutamente non bastare per risolvere i problemi finanziari dell’Inter di Zhang.
Questa cifra dovrà infatti essere ripagata fra tre anni, con interessi ovviamente da capogiro (si parla di un 9% annuo), che farebbe lievitare la spesa di altri 72 milioni. Di conseguenza sono 340 i milioni da reperire in 36 mesi, tenendo conto che della cifra-prestito di cui sopra, 33 serviranno per liquidare LionRock. Ci sono poi due bond da 375 milioni di euro da ripagare entro il dicembre del 2022, quindi nel giro di circa 19 mesi, per un tasso di esposizione debitoria che supera i 700 milioni di euro. “O l’intera conglomerata Suning in Cina – scrive Fabio Pavesi su Affaritaliani – esce inaspettatamente dalla sua crisi finanziaria e allora provvede a sanare il debito, oppure ci deve pensare l’Inter con i suoi flussi di cassa che non ci sono”.
INTER, DEBITO MONSTRE: SE ARRIVA ACQUIRENTE CON 800 MILIONI DI EURO…
Difficile quindi pensare a nuovi grossi investimenti sul mercato alla luce di questi numeri, e di contro, la prima esigenza di Zhang sarà probabilmente quella di vendere per fare cassa con un po’ di plusvalenze e fronteggiare i debiti, prima di un’eventuale cessione del club. Un qualcosa di già visto nel Milan dove il fondo americano Elliott, che aveva prestato i soldi a Yonghong Li, è divenuto alla fine proprietario, una “exit strategy” per la famiglia Zhang che fino ad oggi ha sborsato circa 600 milioni di euro nel progetto Inter. La proprietà chiede circa 800 milioni di euro, fra i 400 del valore della società e i 400 di debiti: “Per ora prendono tempo – aggiunge ancora Pavesi – pensano a tagliare costi. Se poi l’obiettivo non sarà raggiunto ecco la via d’uscita”.