David Beckham è stato sconfitto in tribunale, e di conseguenza la sua squadra di calcio di Miami, la “Inter Miami”, dovrà a breve cambiare nome. Si aspetta l’ultimo grado di giudizio, ma il primo e il secondo hanno dato ragione all’Inter, squadra calcistica ben più famosa con sede a Milano, che ha vietato di fatto l’uso del proprio nome ad altre società del mondo del pallone.



A febbraio 2020 c’era stato il primo pronunciamento che aveva dato ragione ai meneghini, quindi nelle scorse ore l’Inter Miami ha perso la seconda battaglia, con l’Uspto, lo United States Patent and Trademark Office (l’ufficio statunitense dei brevetti) che ha respinto il ricorso presentato dalla stessa società della Florida, supportata dalla Major League Soccer (la Serie A d’oltre oceano), contro l’utilizzo del nome, facendo riferimento anche ad altre squadre calcistiche esistenti, come l’Internacional de Porto Alegre in Brasile, l’Inter Turku in Finlandia, l’Inter Zapresic in Croazia, l’Inter Nashville FC, l‘Inter Atlanta FC, Inter Leipzig in Germania e Inter de Grand-Goave ad Haiti.

INTER MIAMI DI DAVID BECKHAM DEVE CAMBIARE NOME: UN SALASSO PER LE CASSE DEL CLUB

Niente da fare, l’ufficio brevetti degli Stati Uniti non ne ha voluto sapere e a questo punto si attende solo il prossimo grado di giudizio, l‘ultimo, affinchè il caso Inter Miami si chiuda definitivamente. Per la squadra americana di calcio di proprietà di David Beckham nonché dei fratelli Mas (immobiliaristi), del giapponese Masayoshi Son (magnate del web) e del boliviano Marcelo Claure (imprenditore nel campo delle telecomunicazioni e proprietario del Club Bolívar), la battaglia provocherà un obbligatorio “rebranding”, un cambio del nome e un successivo nuovo merchandising che costerà alla società svariata milioni di dollari. Seppur il conto in banca dei suoi proprietari non sia proprio dei peggiori, resta il fatto che la spesa sarà ingente. L’Inter di Milano aveva già sottolineato il suo “malumore” tre anni fa, nel 2018, con tanto di tweet in cui aveva esternato tutte le sue perplessità sulla vicenda, alla luce del fatto che quattro anni prima, nel 2014, la stessa società milanese aveva ottenuto l’esclusività del termine Inter negli Stati Uniti.

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