LIMITI A PUBBLICAZIONE INTERCETTAZIONI: COSA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Tra i principali punti all’ordine del giorno nella primo pacchetto di riforma della giustizia in arrivo oggi nel CdM delle ore 18, il ddl Nordio affronta il tema della limitazione delle intercettazioni, o meglio della ridotta possibilità di pubblicare le intercettazioni utilizzate a fini d’indagine. Oltre all’abolizione del reato di abuso d’ufficio, altro tema caldo che ha trovato forte opposizione nel mondo della magistratura (e del giornalismo) contro il Ministro Carlo Nordio è per l’appunto la limitazione delle intercettazioni.
Di fatto secondo la bozza del nuovo ddl Giustizia, le intercettazioni telefoniche e le trascrizioni delle conversazioni potranno finire sui giornali e siti online solo se il contenuto riprodotto venga riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso di un dibattimento. Inoltre, come si legge nella relazione che accompagna la bozza della riforma in arrivo oggi in CdM, «non può essere rilasciata copia delle intercettazioni di cui è vietata la pubblicazione quando la richiesta è presentata da un soggetto diverso dalle parti o e dai loro difensori».
DDL NORDIO E LIMITI ALLE INTERCETTAZIONI: LO SCONTRO CON L’ANM E L’ORDINE DEI GIORNALISTI
La linea garantista resta il tema cardine per il Ministro Carlo Nordio anche sul fronte intercettazioni: tutela in primis dei terzi non coinvolti nelle indagini ma anche tutela degli stessi indagati che molte volte si trovano di fatto già “condannati” mediatamente prima dell’inizio del processo proprio da svariate intercettazioni passate e pubblicate nonostante il segreto istruttorio. Con la riforma della giustizia del ddl Nordio, la pubblicazione delle intercettazioni è possibile solo quando il contenuto intercettato finisca agli atti del processo. Più rigore viene chiesto al giudice e al pm: «dovranno stralciare dai brogliacci e dai loro provvedimenti i riferimenti alle persone terze estranee alle indagini, a meno che non siano rilevanti per le indagini».
Il pacchetto di riforma sulla giustizia non convince però né i magistrati né tantomeno l’ordine dei giornalisti: in primis, nell’ultima intervista a “La Repubblica” del presidente Anm Giuseppe Santalucia, viene sottolineato come nella relazione illustrativa del ddl «questa ipotesi sul divieto di trascrivere le citazioni di una terza persona viene esclusa perché viene fatta salva la rilevanza probatoria di una conversazione. Seppure a una prima lettura, mi pare una norma inutile, già presente nel sistema». Ancora più duro invece il giudizio sul ddl Giustizia per l’Ordine dei giornalisti: «esprimiamo preoccupazione di fronte alla bozza del Ddl. I limiti che si vogliono introdurre alla conoscibilità delle intercettazioni effettuate durante le indagini preliminari su eventi di rilevante interesse pubblico. Attualmente – aggiungono in una nota dall’Odg – gli atti a conoscenza degli indagati (quindi dopo l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare o dopo la chiusura delle indagini) non sono più segreti: il rischio è di far calare il silenzio su quasi tutto, con l’eccezione delle intercettazioni ‘riprodotte dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento». Lo stesso Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti, pur condividendo la legittima esigenza di tutelare i soggetti estranei alle indagini i cui nomi figurino nelle intercettazioni e di trovare il giusto equilibrio tra libertà di stampa e rispetto della dignità della persona, «ritiene che debba essere comunque garantito il diritto all’informazione, con particolare riferimento a fatti di interesse pubblico quali sono tutte le indagini penali che si avvalgono di intercettazioni, concesse soltanto nei casi dei reati più gravi. Diritto all’informazione sancito da numerose sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo che considera lecita anche la pubblicazione di atti coperti da segreto su inchieste di rilievo che riguardino personaggi pubblici». Di recente indirettamente era stato lo stesso Ministro Nordio a sottolineare perché non fosse un attacco alla categoria la sua riforma sulla limitazione delle intercettazioni sui giornali: «Non ho mai dato la colpa ai giornalisti per la pubblicazione di intercettazioni, se è un atto secretato quella notizia non dovrebbe uscire».