Che si tratti di una sprezzante presa in giro dell’Occidente o che sia una verità camuffata, le parole di Yevgeny Prigozhin preoccupano. Sul sito della sua azienda, quello che è stato soprannominato “il cuoco di Putin”, per via delle sue aziende di catering, ed è il fondatore del gruppo Wagner, ha scritto: “Abbiamo interferito, stiamo interferendo e continueremo a farlo”, riferendosi alle presunte intromissioni propagandistiche nelle elezioni di vari Paesi occidentali, Stati Uniti in primis.



Già nel 2016 si disse che l’elezione di Trump era stata favorita dai russi. Oggi, in piene elezioni di Midterm, viene ribadito di nuovo, ma non è l’unico caso. Anche la caduta del governo Draghi, ad esempio, si disse fosse stata causata da politici italiani amici di Putin, mentre il premier canadese Justin Trudeau accusa la Cina di interferenza nelle elezioni del suo Paese.



Sono molti i metodi usati dalle dittature per mettere in crisi i sistemi democratici, ci ha detto in questa intervista Stefano Piazzaanalista, esperto di sicurezza e terrorismo,“dai social che sono terreno di propaganda alla cooptazione di personaggi politici. Le parole usate da Prigozhin mettono paura, perché quest’uomo, fedelissimo di Putin, oggi è una figura di primo piano e dispone di un potere enorme”.

Cosa suggeriscono le parole di Prigozhin? È una mossa propagandistica? Una sprezzante presa in giro? O è la pura verità?

Le sue parole sono una mossa provocatoria. Il suo ruolo negli ultimi anni è aumentato in modo esponenziale. Era un personaggio che aveva fatto un sacco di soldi grazie alla sua amicizia personale con Putin, e oggi che il presidente russo è in difficoltà, perché il suo Paese ha esaurito le riserve militari, tanto che stanno arruolando persino i carcerati, e qualunque cosa possa essere gettata nella mischia della battaglia, il suo potere si sta facendo sempre più importante.



In che modo?

Prigozhin e il dittatore ceceno Kadyrov hanno criticato apertamente l’élite militare russa, incolpandola di incapacità nel condurre la guerra e chiedendo un cambio al vertice. Ma Putin, nonostante questi personaggi siano importanti per il suo regime, non ha potuto accontentarli. Prigozhin resta, anzi diventa, un uomo sempre più pericoloso, perché in grado di agire anche senza l’ok del Cremlino. Ha ormai una struttura tale, economica e militare e di intelligence, che fa rivalità allo Stato stesso. Che la sua organizzazione abbia interferito in tante elezioni è noto, per questo le sue parole incutono timore. Lo ha fatto in America, ha cercato di farlo in Francia, ha rapporti molto ambigui con alcuni politici italiani. Non è più solo un fedelissimo di Putin, ma qualcosa di più. Le difficoltà che l’esercito russo sta vivendo gli permettono di ambire a un ruolo di primo piano nella guerra in atto.

Intende dire che ormai Prigozhin prende decisioni senza consultare Putin?

Putin non può sostituire i vertici del comando militare, generali come Sergey Shoigu e Valery Gerasimov, ma Prigozhin è a capo di una struttura talmente imponente che può permettersi di agire per difendere quello che ritiene un sistema troppo debole.
Ma concretamente cosa vuol dire interferire nelle elezioni di un altro Paese?

Il punto debole dei sistemi democratici sono i social, dove i cosiddetti troll agiscono impunemente. Sono così abili che è difficile capire se si tratta di agenti pagati da una società, come il gruppo Wagner, o dei semplici “utili idioti”, gente normale che abbocca alla propaganda. Interferiscono postando fake news, ma non solo. Scrivono ai direttori dei giornali chiedendo il licenziamento dei giornalisti che criticano Putin, si confondono abilmente nella massa e intasano i social di commenti che provocano dubbi, scontri, insinuano tesi storicamente false.

Il premier Trudeau ha accusato la Cina di fare la stessa cosa. È dunque un’arma dei sistemi totalitari che approfitta degli spazi lasciati dai sistemi democratici?

Russi, cinesi, ma anche turchi e iraniani sono ben presenti in Europa con strutture dedicate a questi fini. C’è anche chi avvicina personaggi politici, magari per proporre affari economici, o cooptandoli. Quando non riescono a corrompere, passano ai tentativi di sovvertire l’ordine democratico. È successo in Canada e in Australia. La Nuova Via della Seta è uno straordinario vettore della presenza cinese.

Meta ha predisposto un rafforzamento dei sistemi di controllo dei social, dichiarando di aver ridotto negli ultimi anni il numero di messaggi ripetitivi del 70%. Bastano queste misure di sicurezza?

No, direi proprio di no. È come con le cellule terroristiche: chiudi un account e in quarto d’ora ne vengono aperti altri cinque. Internet è un territorio talmente vasto che è impossibile da controllare.

Forse i media occidentali dovrebbero fare un attento lavoro di controinformazione, impegnandosi a smascherare questi post fake propagandistici. Lo fanno, secondo lei?

Ci vuole un grande impegno e una grande capacità che onestamente non vedo. Il fil rouge di tutto è la crescente importanza di Prigozhin: ripeto, la sua dichiarazione è una dimostrazione di forza e fa abbastanza paura.

(Paolo Vites)

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