VLADIMIR PUTIN, L’INTERVISTA A TUCKER CARLSON AL CREMLINO: COSA HA DETTO

Oltre due ore di intervista esclusiva da dentro il Cremlino, registrata il 6 febbraio, quella di Tucker Carlson è lo “scoop dell’anno” per il momento senza alcun dubbio: Vladimir Putin, il Presidente della Russia in guerra contro l’Ucraina ormai da due anni e principale “antagonista” dell’Occidente in un equilibrio mondiale che vede sempre più Mosca legata a Cina, Iran e Corea del Nord nel contrasto alla geopolitica filo-Nato. Davanti all’ex giornalista di Fox News, Putin ha raccontato la sua “versione dei fatti” sulla guerra in Ucraina e non solo, finendo con un messaggio diretto a Biden e a tutta la Nato su quanto serve oggi per mettersi al tavolo e discutere di cessate il fuoco nell’est Europa.



“POTEVAMO UNIRCI ALLA NATO MA CLINTON…”

«L’Ucraina ha iniziato la guerra nel 2014. Non l’ha iniziata la Russia nel 2022. Il nostro è un tentativo di fermare la guerra. Noi vogliamo trattare, l’Ucraina rifiuta di negoziare. A Istanbul eravamo pronti a firmare e la guerra sarebbe finita 15 mesi fa»: lo ha detto il Presidente russo rispondendo alla domanda cruciale del perché ha deciso di invadere l’Ucraina quel 24 febbraio 2022. Dopo il lungo riferimento storico in cui Putin prova a contestualizzare i motivi di una “rivendicazione” così netta di un territorio non russo, l’autocrate del Cremlino ha tirato in ballo una presunta chiacchierata anni fa con l’allora presidente americano Bill Clinton: «Qui al Cremlino in un meeting con il presidente Bill Clinton gli chiesi ‘Bill, credi che se la Russia chiedesse di entrare nella Nato, succederebbe? Sul momento, ha risposto ‘Sai, credo di sì’. Più tardi, quando ci siamo rivisti per cena, mi ha detto ‘ho parlato con il mio team, ora non è possibile’. Chiedeteglielo…». Secondo Putin quella alleanza era possibile e se gli Usa avessero detto sì all’epoca «sarebbe iniziato il processo di avvicinamento», ovviamente secondo Putin.



PUTIN A CARLSON: “LA GUERRA VENNE COMINCIATA DALL’UCRAINA NEL 2014”

Interrompendo più volte Carlson nel tentativo di far capire che la “versione della storia” della Russia è meno ideologica di quanto racconti l’Occidente con gli Usa in campo, Putin considera l’inizio della guerra nell’ormai lontano 2014, con Kiev che diede il via ai combattimenti: «L’Ucraina nasce come paese neutrale secondo la propria dichiarazione d’indipendenza, ma nel 2008 vengono aperte le porte della Nato. Nel 2014 c’è stato un golpe, hanno portato una minaccia alla Crimea e hanno avviato una guerra in Donbass. E’ iniziato tutto da lì, con un’operazione militare dopo l’altra. Come potevamo non mostrare preoccupazione per quello che stava accadendo?». Kiev, secondo Mosca, ha cominciato ad attaccare in quegli anni e l’obiettivo della Russia oggi – lo ribadisce in più passaggi dell’intervista – è quello di fermare quell’aggressione iniziale: «Abbiamo proposto più volte di risolvere pacificamente i problemi sorti in Ucraina dopo il 2014, ma nessuno ci ha dato retta». A quel punto ha gioco facile Carlson chiedere se ad inizio 2024 la Russia può dirsi di aver raggiunto i suoi obiettivi in Ucraina, e qui il Presidente si fa dubbioso: «Non ancora, perché uno di questi è la denazificazione dell’Ucraina. Hitler è morto da 80 anni, ma il suo esempio esiste ancora. L’attuale presidente dell’Ucraina ha applaudito un nazista nel parlamento canadese».



IL MESSAGGIO DI PUTIN A BIDEN: “COSÌ PUÒ FINIRE SUBITO LA GUERRA IN UCRAINA

È interessante porre un secondo l’attenzione sulla “nota” che Tucker Carlson ha premesso prima di mostrare il contenuto di 2 ore e 7 minuti di intervista: secondo il giornalista americano,  all’inizio dell’intervista «abbiamo posto la domanda più ovvia, ovvero: perché hai fatto questo? Ti sentivi minacciato, una minaccia fisica imminente? E questa è la tua giustificazione? E la risposta che abbiamo ottenuto ci ha scioccati. Putin ha parlato per molto tempo, probabilmente per mezz’ora, della storia della Russia, risalendo all’VIII secolo». Carlson pensava che quella di Putin fosse come una tecnica dilatoria «e l’abbiamo trovato fastidioso e lo abbiamo interrotto diverse volte, e lui ha risposto. Era infastidito dall’interruzione. Ma alla fine, per quello che vale, abbiamo concluso che non era una tecnica dilatoria». Ma col passare dell’intervista, conclude il giornalista, dopo le due ore di dialogo «ci è sembrato sincero, che siate d’accordo o meno, Vladimir Putin crede che la Russia abbia una storica rivendicazione su parti dell’Ucraina occidentale».

“PACE ERA FATTA IN TURCHIA, POI PERÒ L’OCCIDENTE LI HA OBBLIGATI A COMBATTERE”

Putin sottolinea più volte che le trattative con l’Ucraina possono ricominciare anche domani dato che i passaggi formali erano già stati praticamente tutti conclusi in Turchia più di 15 mesi fa: «hanno firmato i documenti preliminari. Poi, come hanno dichiarato pubblicamente, il premier britannico Boris Johnson è intervenuto dicendo che era meglio combattere la Russia. Il presidente dell’Ucraina ha firmato un decreto che vieta di negoziare con la Russia: cancelli il decreto e trattiamo, non abbiamo mai rifiutato di trattare. Dov’è finito il signor Johnson? Intanto la guerra continua». Il leader russo lo ripete più volte, la Russia «vuole negoziare» e vuole farlo anche con l’attuale governo Zelensky, ma il problema resta l’Occidente: «i piani di pace erano quasi finalizzati, ma l’Ucraina li ha gettati all’aria e ha obbedito agli ordini dell’Occidente di combattere la Russia fino all’ultimo». Smentisce le eventuali invasioni di Lettonia o Polonia – «non ci interessano» – ma ammette comunque un caso in cui lo scontro potrebbe avvenire, ovvero solo solo se Varsavia attaccasse la Russia direttamente.

COSA SERVIREBBE OGGI PER FINIRE LA GUERRA: IL MESSAGGIO DI PUTIN AGLI USA

Una sola condizione poi porrebbe la pace immediata tra Ucraina e Russia in questo momento, continuando a dire nell’intervista che è l’Occidente ad aver portato lo status odierno a questo livello di tensione: «Voglio dire alla leadership Usa: se davvero volete che la guerra finisca, smettetela di fornire armi». La Russia è disponibile ad un accordo e lo fa intendere anche ponendo le basi di uno “scambio” con il giornalista Usa arrestato in Russia, Evan Gershkovich; «Abbiamo fatto tanti gesti di buona volontà, li abbiamo esauriti. Non siamo stati ricambiati… Possiamo risolvere la questione se vengono adottati passi in modo reciproco. Non c’è un tabù, ci sono questioni che vengono discusse attraverso i canali dei servizi. Penso si possa trovare un accordo. Ci sono tanti esempi di contatti che hanno portato risultati». Allargando l’orizzonte verso le Elezioni Usa, Putin non nasconde che con Bush e Trump la situazione tra i due Paesi era ben diversa: «Non è questione di personalità del leader ma di atteggiamento dell’elite: se l’idea di dominare ad ogni costo regolerà ancora la società americana, non cambierà nulla. Ma se si fa largo che il mondo sta cambiando e gli Stati Uniti si vogliono adattare a questa situazione, le cose potrebbero cambiare».