Un gruppo di sedicenti anarchici, sabato sera intorno alle 21, ha fatto irruzione al ristorante Il Cambio di Torino spargendo letame tra i tavoli. Dopo pochi minuti i sei giovani incappucciati si sono dileguati, insultando i clienti, rei di mangiare mentre nel “Centro di Identificazione ed espulsione degli immigrati irregolari” si faceva la fame. Per dovere di cronaca, va anche detto che il Cambio è un simbolo della città, essendo il ristorante che ancora conserva il tavolo dove ogni mezzodì pranzava Cavour.

Detto questo, v’è poco da commentare su un fatto gravissimo accaduto nel cuore di una città, per colpa di un gruppo di irresponsabili che alla fine rischia di mettere in difficoltà altri lavoratori (e pensare che c’è ancora in vigore una norma che sanziona i ristoranti che tengono chiusa la porta del locale). Ma il fatto più curioso è che la notizia, oggi, non viene ripresa da alcun quotidiano. Solo La Stampa dedica due pagine in cronaca nazionale e Repubblica altrettante, ma in quella locale. Eppure a Parigi sono tornate le spese proletarie e quello che fino a ieri era un simbolo della crescita – il ristorante – oggi diventa il nuovo luogo da distruggere.

La faccenda del Cambio è dunque più preoccupante di quanto possa sembrare – anche se i commentatori dei giornali di oggi fanno finta di nulla – e ripropone con scottante urgenza il problema della sicurezza, ma anche quello di aggregazioni che nel clima attuale potrebbero prendere la forma di nuovi gruppi di disturbo.

Tuttavia oggi si legge anche una nota positiva, in prima pagina del Corriere della Sera, a firma di Francesco Alberoni. Con la consueta lucidità, il professore analizza un aspetto di questa crisi che è la riscoperta della cultura e delle cose essenziali, fino cucina e al fai da te (tutto da leggere). E dopo l’elogio dei giorni scorsi nei riguardi dell’orto, con la conseguente scoperta che pochissimi sono in grado di piantare qualcosa, arriva in soccorso il “web contadino” che coltiva a distanza frutta e ortaggi: basta un clic per scegliere quanto terreno affittare e cosa coltivare. Geniale no?

Ah, dimenticavo: è tutto merito di Michelle Obama, la cui foto non solo campeggia anche su questo servizio, accanto a quella di Mario Capanna (uno che fin da ragazzo amava le uova e gli ortaggi), ma anche a pagina 21 di Repubblica dove arriva una notizia della serie “tutto e il contrario di tutto”: lo zucchero fa bene ed è meglio dei dolcificanti. Che c’entra Obama? Beh, per dare forza a questa che somiglia più a un’operazione di marketing e pubbliche relazioni in grande stile che ad una notizia, il sottotitolo recita: “E anche Michelle Obama lo riabilita”. Che dire: abbiamo una critica gastronomica alla Casa Bianca, e ci lamentiamo ancora?