Se il verbo “vaco” che sta alla base del termine vacanza dei giorni nostri indica l’essere privi di occupazioni o meglio essere libero da impegni, il tempo libero dei nostri avi coincideva più con la parola “otium”, che non significava il vizio di buttare via il tempo, ma indicava il tempo che si dedicava e sé, al proprio privato, messo in contrapposizione col “negoziom”, che era il tempo dedicato all’attività pubblica in senso lato.
È dunque incredibile come nei secoli si sia stravolto il senso stesso delle cose, per cui la vacanza di oggi è assodato che debba coincidere con un’istintività, un po’ addomesticata sui luoghi comuni. Per questo, istintivamente, ci si mette in auto da un casello all’altro, senza l’attesa di un incontro che magari sta all’uscita del casello precedente.
Giorni fa a Fano, la coda vacanziera m’ha convinto a uscire, senza una meta certa, se non, poi quella di seguire le indicazione dell’eremo di Monte Giove, una struttura camaldolese, retta dal giovane e dinamico padre Natale.
Beh, solo la visione dall’alto di quell’eremo del panorama che stava di sotto valeva la pena, ma intorno al monastero c’era altri valori della natura, come il bosco, il silenzio, l’ordine e persino uno spaccio con i migliori prodotti monastici, dalle birre alle marmellate delle monache trappiste di Vitorchiano.
È solo un esempio, per dire che nello spazio di una vacanza non dovrebbe mai mancare l’occasione di un incontro, che può essere con un vignaiolo, un artigiano, un qualsiasi custode di quello che normalmente chiamiamo il territorio e che col suo lavoro dà valore a un rapporto tra la sua storia e la terra che ha preso in custodia.
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Per favorire l’otium, abbiamo dunque steso oltre quaranta itinerari, che in sedici tappe vanno nel profondo dei territori. Li trovate sul sito www.italiadigolosaria.it sotto la rubrica “se dici Gusto dici Sedici”, così come sul sito www.clubpapillon.it trovate tanti spunti per incontrare. Buona vacanze, nel senso vero si intende!
