Agli inizi del nostro viaggio in giro per l’Italia, quando nel 2002 mi invitarono a fondare ovunque i Club di Papillon, ci imbattemmo in un gruppo di famiglie di Corridonia che aveva deciso di vivere insieme in una cascina molto bella, in mezzo ai campi di girasole e alla campagna circostante. Da lì a poco sarebbe nata la Pars, che è diventata una comunità allargata, non solo ai figli delle coppie che negli anni sono arrivati, ma anche a quei ragazzi più deboli che avevano bisogno di un sostegno umano per ripartire e riconsiderare che la vita si muoveva dentro a un ordine.
Oggi la Pars è una realtà complessa che ha in attività anche una cooperativa agricola dove si coltiva un po’ di tutto: la frutta e la verdure vengono vendute al mercatino che allestiscono in azienda, mentre una parte viene destinata alle confetture. Ma dentro a quei locali si sta accanto alla bellezza anche con la musica, oppure con l’artigianato.
A molti chilometri di distanza, esattamente ad Azeir, tra la Siria e il Libano, un gruppo di monache benedettine che provengono da Valserena (Pisa) hanno deciso di costruire un monastero in terra musulmana, dedicato a Nostra Signora Fonte della Pace. E per mantenerlo, anche loro, coltivano la terra, trasformano i prodotti e presto si attiveranno per la produzione del vetro.
Sono due esempi apparentemente lontani fra di loro e la stessa opera di Papillon che si occupa di gusto. E invece rappresentano la faccia della medesima medaglia, giacché li accomuna, ci accomuna, la passione per l’umano, che ha a che fare anche con la terra, coi prodotti della terra, per arrivare alla profondità del dono, per poi riscoprire che in fondo anche in un bicchier di vino o in un oriolo d’olio c’è la cifra della nostra origine.
Vivere la passione per il gusto senza dimenticare il bisogno, con simpatia, è il motivo per cui da quattro anni, a metà febbraio, invitiamo tutti i nostri amici a fare la “Cena in ComPagnia”. E’ un gesto semplice, al quale partecipano mediamente mille persone che si ritrovano in forme diverse: dalla famiglia al grande gruppo di amici. Ognuno fa qualcosa. Chi cucina un piatto, chi apparecchia, chi porta il vino. Alla fine tutti pagano 20 euro come se fossero stati in una trattoria e il ricavato viene destinato ogni anno ad opere silenziose e simpatetiche col nostro modo di operare.
Per noi, per tutti noi che siamo sparsi in 50 gruppi in tutta Italia, è un modo per capire di più il valore dell’opera civile che facciamo. E la nostra stessa cena è un esercizio di bellezza, che va dalla preparazione della tavola, alle ricette tratte dal nostro libro (“Adesso, 365 giorni da vivere con gusto”), ai canti o alla musica, persino la poesia o la lettura di un brano. Tutto viene poi documentato con una scheda e con le foto che ogni anno pubblichiamo, prima di ricevere i contributi che in egual misura destineremo alle due opere menzionate.
Abbiamo realizzato anche un video di pochi minuti per raccontare tutto questo e per raccogliere le adesioni di chi vuole essere con noi: sabato e domenica si prova a dividere il pane: è la cena in ComPagnia. Paolo Massobrio
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