Del tonno pinna gialla sofisticato con sostanze nocive ha rischiato di uccidere una serie di persone: alcuni sono finiti in terapia intensiva, altri in rianimazione. È quanto emerso dall’operazione dei Nas, coordinati dalla procura di Trani, che ha portato ad eseguire 18 misure cautelari. Il pesce infatti era stato trattato con nitriti e nitrati e anche dopo essere stato analizzato, ne era stata omessa la pericolosità. “Si tratta dell’ennesima operazione dei carabinieri del Nas a tutela della salute pubblica dei cittadini, il cui lavoro incessante è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e portare a tavola prodotti sicuri e di qualità” ha dichiarato il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato.
“Un plauso ai carabinieri del nucleo antisofisticazione e sanità di Bari, le cui indagini hanno messo in luce pesanti irregolarità relative all’adulterazione di prodotti ittici, in particolare tonno a pinna gialla, il cui consumo avrebbe portato a diverse intossicazioni alimentari su tutto il territorio nazionale” ha dichiarato Gemmato, commentando l’operazione del Nas che ha portato ad una serie di provvedimenti cautelari a carico di imprenditori e dipendenti di aziende ittiche di Bisceglie e di una società di consulenza sulla sicurezza alimentare e di un laboratorio privato di analisi di Avellino
Intossicazione tonno pinna gialla: le intercettazioni
Una delle società coinvolte nell’inchiesta “Albacares” sul tonno pinna gialla, in un’intercettazione del 2021 dichiarava: “Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo”. In cinque sono finiti in carcere, come sottolinea SkyTg24: tre sono di Bisceglie e due di Avellino. I cinque erano ai vertici delle imprese ittiche di Bisceglie: la Ittica Zu Pietro Srl e la Izp processing, così come di un laboratorio analisi e di una società di consulenza e certificazioni campane, la Innovatio Srl e Studio summit Srl.
Agli arresti domiciliari altre sei persone mentre per altre sette è stato disposto il divieto di dimora (per cinque) o l’obbligo di dimora (per due). Varie le accuse tra le quali associazione per delinquere finalizzata all’adulterazione di sostanze alimentari, frode nell’esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Gli accertamenti erano cominciati dopo alcuni episodi di intossicazione avvenuti diverse province italiane tra maggio e giugno di due anni fa: sei a Firenze, una a Lavagna in Liguria, dieci a Benevento, tre a Bisceglie. Il capo della Procura di Trani Nitti ha parlato di “Un quadro allarmante del fenomeno. Fondamentali sono state le intercettazioni, telefoniche e ambientali, è stato indispensabile sapere le esatte parole pronunciate e intercettate per capire quanto stava accadendo, sia dal punto di vista giuridico sia per la ricostruzione del fatto”.