Francesco Introna, il medico legale protagonista nelle indagini della gran parte di casi di cronaca nera italiana degli ultimi anni, ha ispirato anche diverse fiction televisive, ora si racconta in un’intervista per il quotidiano La Nazione e svela alcuni dei suoi segreti professionali e le intuizioni che gli hanno fatto risolvere anche i misteri più complicati.



Come ad esempio quello di Stefano Cucchi, nel quale Introna fu il primo a rilevare le fratture da pestaggio senza le quali non sarebbe morto, afferma il medico. O anche del caso dei fratellini Ciccio e Tore trovati morti nel pozzo, dei quali dice che “se chi sapeva avesse parlato subito, Salvatore si sarebbe potuto salvare“.



Il professore di medicina legale ammette che dopo anni di autopsie su persone morte in modo violento, ora non riesce più neanche a guardare alcuni film e dice, “non sopporto più la violenza, mi alzo dalla poltrona anche quando c’è la scena di Biancaneve che sta per essere pugnalata dal cacciatore“. E ammette anche che diverse volte si è lasciato coinvolgere dalle storie dei protagonisti ed ha pianto mentre svolgeva le autopsie come nel “naufragio del canale di Otranto del 1997, indossai gli occhiali da sole, 52 morti tra donne e bambini, è stato troppo straziante“.



Francesco Introna: “Scene obitorio in tv? Simili a realtà ma la reazione dei parenti …”

Francesco Introna nell’intervista ripercorre i momenti più importanti che diedero una svolta alle indagini sui gialli di alcuni omicidi, grazie al suo lavoro. Ad esempio del caso Elisa Claps dice “i capelli erano stati tagliati di netto, ma si stabilì che questa operazione era stata fatta almeno 20 minuti dopo la morte e dopo che il corpo era stato portato nell’angolo più buio del sottotetto della chiesa“. Nel delitto di Meredith Kercher, Introna fu il primo a stabilire che la ragazza era stata uccisa da un solo killer, mentre le indagini inizialmente parlarono dell’opera di almeno tre persone differenti. “Le indagini vennero fatte male, anche per colpa dei media. Ci furono errori grossolani“.

Sull’omicidio di Melania Rea, il professor Introna afferma che un grande merito andò al magistrato che per primo riconobbe i segni che erano stati fatti sul cadavere per depistare le indagini. “Evidenziò dettagli che non avevamo notato, come l’escoriazione corrispondente alla simbolistica militare usata nel reggimento di Parolisi“. Poi il medico conclude parlando dell’aspetto che meno ama del suo lavoro, e cioè il momento del riconoscimento delle vittime da parte dei familiari. Ammette che le scene in tv spesso corrispondono alla realtà, ma la reazione è molto differente:Il dolore di una madre che lascia il figlio 18enne la sera e lo ritrova in obitorio la mattina dopo è il più grande del mondo“.