Alessandro Orsini commenta in un articolo sul Il Fatto Quotidiano la notizia dell’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh, considerato capo politico dell’organizzazione, affermando che è stata una mossa inutile ai fini dell’obiettivo dichiarato da Israele che è quello di mettere fine al terrorismo. Questo perché, come afferma il professore, non solo è sicuramente già pronto il successore di Haniyeh, ma anche per il fatto che queste uccisioni non incidono sull’indebolimento di Hamas, anzi per molti aspetti potrebbero rafforzare la resilienza delle frange estremiste.
Orsini infatti ricorda che nella storia di tutte le organizzazioni terroristiche islamiche, ogni volta che un capo è stato ucciso da operazioni militari occidentali, aveva già designato un successore in previsione della sua morte, e questo non fa altro che rinnovare la leadership, soprattutto quando le gerarchie sono così marcate, per evitare lotte interne. Proprio come successe con l’uccisione di Bin Laden, che gli Stati Uniti pensavano potesse mettere fine al movimento Al Qaeda, ma così non è stato. Una destabilizzazione potrebbe solo avvenire in caso di organizzazioni deboli, che si sono appena formate e composte da giovani, ma non con Hamas.
Orsini: “Israele produce terrorismo, non può esistere senza Hamas”
Alessandro Orsini sul Fatto Quotidiano, analizza le ipotesi sul futuro di Hamas dopo l’uccisione del leader Ismail Haniyeh da parte di Israele, sostenendo che questa mossa non solo non provocherà nessuna destabilizzazione all’interno dell’organizzazione terroristica, ma anzi potrebbe rafforzarla. Come afferma il sociologo: “Hamas ha dato prova finora di essere unadelle organizzazioni terroristiche più forti di sempre“, e questo perché ha a disposizione militanti che non tradiscono le leadership e sono pronti a difendere l’organizzazione anche a costo di morire.
Inoltre sottolinea che: “Questa è la prova che Israele ha nuovamente fallito la
sua missione di estirpare il terrorismo“, e aggiunge: “Israele non può esistere senza terrorismo, lo crea e lo produce con poco profitto perché utilizza esclusivamente il linguaggio della forza e della violenza“. E conclude: “Circa il rapporto tra Israele e Hamas, possiamo dire ciò che Marx diceva del rapporto tra capitalisti e proletari: i primi non possono esistere senza creare i secondi“.