Quella che stiamo vivendo è un’estate decisamente folle e l’ultimo chiaro esempio è l’invasione di cavallette lungo le spiagge romagnole, fra le mete più gettonate ogni anno da turisti italiani e stranieri. A cominciare da Rimini, passando per Riccione, quindi Cattolica e Bellaria ma anche la provincia di Ravenna e Cesenatico, le cavallette si sono spinte fino alla spiaggia dopo aver invaso i campi e flagellato l’agricoltura.



A cercare di fare chiarezza sulla vicenda ci ha pensato il professor Luca Mazzon, entomologo al dipartimento Dafnae dell’Università di Padova, che intervistato da Il Resto del Carlino ha spiegato: “La cavallette di solito non si spostano tantissimo, è probabile che non si siano schiuse lontano dalle zone in cui sono sono state viste”. E ancora: “Di solito prediligono le zone aride e collinose, con un terreno molto asciutto ma anche permeabile. Sono dette ‘zone grillare’, proprio perché molto apprezzate per la deposizione delle uova”. In ogni caso non si fa un crimine associare l’invasione di cavallette a Rimini e dintorni, al grande caldo di questa estate al centro sud: “Certamente le cavallette vengono fuori quando le temperature sono alte. Prediligono il caldo e gli elementi siccitosi, ma la proliferazione di questa specie, il cui nome scientifico è ‘Calliptamus Italicus’, succede ad anni alterni e sono figlie di quanto accaduto nelle estati precedenti”.



INVASIONE DI CAVALLETTE A RIMINI E IN ROMAGNA: “L’ARRIVO HA UN INIZIO, UN PICCO E POI UNA FINE”

Ma è possibile ipotizzate una fine di questa invasione? “L’arrivo delle cavallette di solito ha un inizio e un picco, poi comincia a decrescere – ha spiegato ancora l’esperto – quindi rientrano nel giro di qualche anno, ma possono fare ritorno. Possiamo ipotizzare che quanto stia accadendo in questo periodo in Emilia Romagna sia un raggiungimento del picco di presenza di questi insetti. Anche in provincia di Vicenza, si sono notate pullulazioni simili. Sono eventi che si ripetono abbastanza di frequente. Nella storia ci sono stati anche episodi molto importanti. Per esempio nel dopoguerra, in Sardegna e al sud si sono verificate grosse pullulazioni di questa specie, che ha recato parecchi danni all’agricoltura. Sono poi intervenuti con pesanti insetticidi, che ora sono vietati”.

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