C’è una logica, per quanto perversa, dietro alla mossa di Donald Trump, che ha spiazzato il mondo intero abbandonando l’alleato curdo che più di tutti ha contribuito a sconfiggere l’Isis. “Trump ha chiesto per mesi ai governi europei di prendersi cura della parte dei 60mila terroristi che provenivano dal vecchio continente. Non è stato fatto. Trump presenta il conto”, spiega il generale Giuseppe Morabito, già vicecapo di stato maggiore per le operazioni di Sfor in Bosnia-Herzegovina e membro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (Igsda).
Chi ci va di mezzo è però il popolo curdo, adesso che Trump ha dato via libera – dicendo di volersi ritirare dalla Siria del nord – a Erdogan di invadere il territorio curdo siriano con la scusa di andare a prendere quei prigionieri. In realtà “tutti sanno che per i turchi ogni curdo è un terrorista e quello che interessa a Erdogan non sono certo i terroristi dell’Isis, ma eliminare il popolo curdo, usando quel territorio cuscinetto per rimandare in Siria le centinaia di migliaia di siriani rifugiati che si trovano in Turchia”, dice ancora Morabito. “Combatteremo solo dove avremo benefici – ha detto ieri il presidente americano -. I curdi hanno combattuto per noi, ma sono stati pagati con enormi somme di denaro”. Nel giro di un mese Erdogan sarà a Washington, e forse allora scopriremo a quale prezzo i curdi sono stati venduti per puro interesse elettorale di Trump.
Trump dice che l’America non è interessata a guerre tribali. Si può definire la lotta del popolo curdo per la sopravvivenza una guerra tribale?
Non possiamo parlare di guerre tribali quando un attore potrebbe essere la Turchia. La storia ci insegna che l’ultima “guerra tribale” combattuta dai turchi è finita con il genocidio degli armeni, atrocità che è ancora oggi incredibilmente negata da Ankara.
Che cosa dobbiamo aspettarci adesso che Erdogan ha avuto il via libera da Trump all’invasione dei territori siriani controllati dai curdi?
Diversi scenari sono ipotizzabili. Il più terribile potrebbe essere quello della guerra totale condotta dai turchi per occupare i territori curdi. I curdi sono un popolo fiero che non starà a guardare, combatterà fino all’ultimo uomo e donna. Escludo a priori ci sia un accordo fra le parti. Erdogan vuole “liberarsi” delle centinaia di migliaia di siriani rifugiati in Turchia per insediarli negli attuali territori controllati dai curdi. Per farlo dovrebbe cacciare i curdi dal nord di quella che era la Siria effettuando una sorta di pulizia etnica e poi spostare i siriani nelle aree “svuotate”.
Erdogan ha detto che vuole andare a scovare le migliaia di ex terroristi dell’Isis che si trovano in quel territorio; perché vorrebbe farlo?
Il problema è che tutti i combattenti curdi sono considerati terroristi dai turchi, se lui dice che vuole ripulire quell’area dai terroristi, vuol dire che la vuole ripulire dai curdi.
E i miliziani dell’Isis?
È solo un’altra abile menzogna. Ci sono circa 60mila terroristi, questi sì tenuti in aree di prigionia dai curdi. La logistica – denaro e materiali – viene fornita dagli americani. Se gli Usa confermano il ritiro, non credo daranno più ancora supporto logistico e i curdi non hanno la capacità per mantenere 60mila terroristi.
Quindi? Erdogan si farà carico di queste migliaia di terroristi, se li porterà in Turchia?
Assolutamente no. I curdi senza sostegno americano non avranno certo come priorità fare la guardia ai prigionieri. Avremo 60mila terroristi, gran parte dei quali di estrazione europea, liberi di far ritorno verso paesi come Francia, Inghilterra, Belgio e Germania.
L’Italia è tornata a essere un paese dove sperare di trovare accoglienza, quanti terroristi si nasconderanno sui barconi o arriveranno dalla rotta balcanica?
Ricordo che Trump ha chiesto per mesi ai governi europei di prendersi cura della parte dei 60mila terroristi che provenivano dal vecchio continente. Non è stato fatto. Trump presenta il conto. Ci sarà forse molto da fare per le polizie e i servizi di sicurezza europei e purtroppo anche per quelli del nostro paese. Mi auguro non si configuri questo scenario.
C’è anche il rischio che l’invasione turca porti a una bomba umanitaria, con centinaia di migliaia di curdi che fuggiranno verso i Balcani?
Questo non lo ritengo possibile. I curdi non scappano, combattono fino all’ultimo uomo. Anche le donne le abbiamo viste combattere contro l’Isis. Non sono scappati quando sono arrivati i “tagliagole”, non scapperanno adesso o al limite proveranno a scegliere il male minore e rifugiarsi nel Kurdistan iracheno.
Siria e Russia staranno a guardare?
Erdogan tiene con loro il piede in due staffe, ha comprato dai russi i missili antiaerei S400 anche se la Turchia è ancora un paese Nato e ora, in evidente crisi di consenso interno, ha ottenuto la complicità americana per recuperarlo attaccando i curdi.
Cosa può dirci delle relazioni tra i curdi e Assad?
Il Partito democratico di azione curdo ha, in passato, cercato il dialogo con Assad per un accordo di non belligeranza. Adesso che sono stati abbandonati dagli americani, potrebbero finalizzare un accordo militare con la Siria creando una stranissima alleanza. Per paradosso la Russia su richiesta di Assad potrebbe dichiarare una no flight zone sull’area controllata ora dai curdi nel territorio della Siria e, conseguentemente i russi trovarsi a contrastare le azioni della Turchia che ha i migliori missili antiaerei russi. È tutta una grande contraddizione, uno scenario estremamente complesso.
E Israele?
Tra i due litiganti, Siria e Turchia, il terzo non s’intromette… sta a guardare (almeno ufficialmente) e ne trae vantaggi.
(Paolo Vites)