La luce verde dagli States non c’è stata – almeno ufficialmente – ma la Turchia ha comunque cominciato lo stesso l’invasione verso la Siria del nord-est: secondo quanto riferito dall’Agenzia vicina ad Assad, la Sana, l’artiglieria turca ha colpito nella notte la regione nord-orientale siriana al confine con l’Iraq. In quella zona sussiste ancora il corridoio decisivo per i rifornimenti militari e logistici della Coalizione anti-Isis a guida Usa con i curdo-siriani che invece ora si trovano nella bocca di fuoco di Ankara dopo l’attacco sostenuto da Erdogan. Stamani il ministero della Difesa turco ha annunciato di aver «terminato i preparativi per l’avvio dell’operazione militare» della Turchia nel nord-est della Siria contro le milizie curde dello Ypg. Di contro, le forze curdo-siriane (Sdf) hanno fatto sapere «Stiamo prendendo in considerazione una collaborazione con il presidente siriano Bashar al-Assad, con l’obiettivo di combattere le forze turche». Dopo il dietrofront di Trump, la Turchia risponde per le rime e non ci sta alle “minacce” lanciata degli Usa: «non cediamo alle  minacce di nessuno. Il nostro messaggio alla comunità internazionale è chiaro. La Turchia non è un Paese che agisce sotto minaccia», ha spiegato il vice Erdogan, Fuat Oktay, riferendosi allo stesso Trump su eventuali choc all’economia turca in caso invasione completata.



USA “NESSUN RITIRO TRUPPE DALLA SIRIA”

Gli Stati Uniti fanno chiarezza in merito alle notizie circolanti nelle ultime ore, circa il presunto lasciapassare dell’esercito Usa alla Turchia, pronta invade la Siria del nord per fare la guerra contro i curdi. Come riferisce l’edizione online dell’agenzia Ansa, citando un funzionario dell’amministrazione Trump, non è previsto “Nessun ritiro delle truppe Usa dalla Siria“. Solamente fra i 50 e i 100 uomini delle forze speciali, al momento dislocati presso il nord della Siria, verranno trasferiti altrove, come specificato dal presidente americano, che non intende metterli in pericolo. Il funzionario dell’amministrazione a stelle e strisce ha quindi ribadito e concluso: “Non c’e’ nessuna luce verde nei confronti della Turchia per un massacro dei curdi. Dire questo e’ da irresponsabili. Le azione decise dal presidente sono solo mirate a proteggere i nostri soldati“. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



INVASIONE TURCHIA IN SIRIA: SI TEME GUERRA TOTALE

«La Turchia sta preparando l’invasione della Siria del nord»: l’annuncio dato nelle scorse ore dalla Casa Bianca non significa l’intervento degli Stati Uniti a sostegno di Erdogan, ma ne rappresentano una sorta di “avvallamento” del Presidente Trump nei confronti dell’alleato-rivale interno alla Nato. Piuttosto quanto riferito dalla responsabile comunicazione della Casa Bianca – Stephanie Grisham – certifica la “preoccupazione” degli Usa, sebbene alla fine Trump non abbia voluto mettersi di traverso «ad una operazione militare pianificata da tempo» da Ankara. «Le forze statunitensi non sosterranno né saranno coinvolte nell’operazione e le truppe Usa, che hanno sconfitto il califfato territoriale dello Stato islamico, non saranno più nelle immediate vicinanze», ha spiegato la Casa Bianca senza aggiungere ulteriori dettagli, ma rivelando come nelle scorse ore Trump e Erdogan si siano sentiti via telefono per discutere dell’invasione.



L’INVASIONE DELLA TURCHIA E I RISCHI DI UNA GUERRA TOTALE

Washington teme che l’operazione della Turchia possa spazzare via definitivamente le forze curde appoggiate dagli stessi Usa al confine con la Siria nella guerra all’Isis (tutt’altro che conclusa, ndr), con la “guerra totale” lanciata da Erdogan contro i curdi che non nasce certo oggi. Del ritiro dei Marines Usa dalla Siria del nord ancora non se n’è discusso ma è chiaro che se l’operazione-invasione andasse in porto avere sul territorio circa mille soldati americani alleati di quelle stesse forze curde che entreranno in guerra con la Turchia (alleata Nato degli Usa) rappresenterebbe un imbarazzo e uno stallo di difficile risoluzione. Al momento Trump non ha informato sulla permanenza o il ritiro delle truppe e va ricordato che il solo accenno di tale operazione nel recente passato aveva portato alle dimissioni di protesta del Segretario alla Difesa Jim Mattis e un’esposizione dell’allora consigliere Bolton (poi silurato da Trump) per difendere ulteriormente i curdi. Erdogan tira dritto intanto e annuncia, tramite il suo Ministro degli Esteri Cavusoglu «Dall’inizio della crisi in Siria abbiamo sostenuto l’integrita’ territoriale di questo Paese e continueremo a sostenerla. Siamo determinati ad assicurare la sopravvivenza e la sicurezza del nostro Paese liberando la regione dai terroristi». Le Fds invece (Forze democratiche della Siria, l’alleanza curdo-araba contro l’Isis) suona l’allarme «un attacco turco rischierebbe di annullare i successi nella lotta all’Isis e di fare della Siria una zona di conflitto permanente». Secondo il Centro per il Coordinamento Fds, inoltre, «le minacce di Erdogan hanno come obiettivi quelli di cambiare il meccanismo di sicurezza in un meccanismo di morte, di fare sfollati tra la nostra gente e trasformare la regione sicura e stabile in una zona di conflitto e guerra permanente».