La Turchia, in seguito alle dichiarazioni di Trump che ha annunciato il ritiro delle truppe dal nordest della Siria, ha ammassato soldati al confine siriano e iniziato dei raid aerei sulle città di Ras al Ayn, che si trova incollata alla frontiera tra Turchia e Siria, e attualmente sotto il controllo curdo. Nella città ci sono anche prigionieri dello stato islamico. L’artiglieria turca ha colpito anche Tall Abyad, a una decina di chilometri dal confine. Proprio queste due città sono i luoghi che i militari Usa hanno abbandonato in questi giorni, nel contesto della loro parziale ritirata. I “traditi” da questa nuova offensiva turca sono due, “i curdi e Assad”, ha detto al Sussidiario il generale Marco Bertolini, ex capo di stato maggiore del Comando Isaf in Afghanistan. “Bisognerà capire se sarà o no un vero tradimento”. E ci ha ricordato che gli americani “non se ne vanno mai davvero. L’hanno fatto solo in Vietnam”.
Generale, qual è al momento la situazione in Siria?
Questo è un momento di svolta storica in Siria, non c’è ombra di dubbio. Il ritiro degli americani chiaramente lascia scoperti i curdi, che sono i nemici tradizionali dei turchi, e non sto parlando solo del Pkk (organizzazione nazionalista curda di ispirazione marxista, ndr), ma in generale. I turchi potrebbero approfittare della nuova debolezza curda per costituire un’area sotto il loro controllo in Siria, con la scusa di tenere lontani i curdi dal loro territorio.
Come reagiranno le altre potenze presenti in Siria a questa offensiva turca?
L’ipotesi più probabile è che questa nuova fase si sia creata dopo un accordo tra i tre attori più importanti nella guerra in Siria, cioè Usa, Russia e Turchia. Il punto è capire se questa è un’escalation incontrollata, o controllata e almeno in parte concordata da Erdogan con Trump e Putin. Nel secondo caso ci sarà un’offensiva iniziale e poi tutto si fermerà, altrimenti saremo di fronte a una situazione più problematica. Può anche essere che si tratti di un’offensiva di carattere illimitato, in tal caso i traditi non sarebbero solo i curdi, ma anche Assad.
Che cos’ha da temere Assad da un intervento turco?
Assad si sta avvalendo della protezione russa per riconquistare il suo territorio, che in precedenza era stato occupato dall’Isis e poi successivamente dai curdi. Non rinuncerà al proprio territorio senza colpo ferire, sarebbe impensabile. Ma al momento sono delle congetture. La sostanza è che ci sono due traditi: i curdi e i siriani di Assad, che sono indeboliti dall’intervento turco. Vedremo se è un tradimento vero o un accordo tra le potenze maggiori che preveda delle tutele per loro.
Cosa le fa pensare che Erdogan si sia accordato con Putin e Trump prima di procedere a quest’offensiva?
Il fatto che all’annuncio di Trump del ritiro sia subito seguita l’escalation. Questo fa pensare che sia qualcosa di concordato. Non sarebbe la prima volta. Ed è quello che mi auguro, cioè che la situazione sia sotto controllo.
Lei pensa che gli americani se ne andranno davvero stavolta?
Sarebbe una prima volta, perché gli americani non se ne sono mai andati da nessuna parte, escluso il Vietnam. Per il resto ovunque siano stati, sono rimasti. Possono farlo in vari modi, con delle forze militari o con una forte componente diplomatica fornita di capacità militare di difesa. Si potrebbe profilare una soluzione tipo Afghanistan, dove sono rimasti con un’ambasciata, che è un vero e proprio fortino, e una base aerea. Ma non se ne sono mai andati completamente, mantengono una forte presa.
Quindi le pensa che comunque gli americani manterranno un contingente nell’area?
Sì. In un paese distrutto come la Siria, che ha bisogno di forti interventi economici, c’è bisogno del loro sostegno che gli altri non possono garantire. In linea di principio penso che cercheranno di rimanere, perché hanno forti interessi in Medio Oriente e alleati che non abbandoneranno, tra i quali il primo è Israele. Ricordiamoci poi che Israele è in guerra con Assad dal primo giorno di conflitto. E potrebbe addirittura approfittare di questo momento di debolezza per inserirsi nel teatro siriano, ma anche queste sono congetture.
I curdi che possibilità hanno di resistere a un attacco frontale dell’esercito turco?
Da soli, i curdi non hanno alcuna possibilità di farcela. La Turchia non è una potenza nucleare ma è il secondo esercito Nato, una forza poderosa che non lascerebbe nessuna possibilità di resistenza militare ai curdi. Diverso sarebbe se i curdi facessero affidamento su Assad e su un supporto russo.
L’Iran è interessato da questo nuovo protagonismo turco in Siria?
Non credo che l’offensiva interessi Teheran, dovrebbe riguardare solo nell’area occupata dai curdi, quindi un’aerea in cui non ci sono iraniani. Credo che l’Iran non abbia interesse a farsi coinvolgere in questa operazione, è un l’alleato di Assad e a lui rimetterà le scelte. Al momento il suo ruolo è imprevedibile.
Secondo lei siamo alle scaramucce o c’è un rischio di contatto tra eserciti maggiori?
Scaramucce è un termine inesatto: in Siria ci si fa male veramente.
Un attacco diretto al popolo curdo non potrebbe essere un rischio per Erdogan? Potrebbero esserci reazioni da parte della comunità internazionale?
Non credo che Erdogan si riprometta di fare una strage del popolo curdo. Comunque la “comunità internazionale” è un consesso di ipocriti che quando vedono messi in dubbio i loro interessi si piegano come giunchi al vento. La comunità internazionale farà quello che vogliono i principali attori, quelli più forti.
Che sono già presenti sul terreno siriano. Saranno loro a decidere come andrà a finire questa storia.
Deciderà il più forte. Il più forte da un punto di vista complessivo: militare, politico, diplomatico. Potremmo fare le nostre manifestazioni, scrivere il nostro sconcerto. Ma sul campo vincerà chi ha le armi e la volontà di utilizzarle.
(Lucio Valentini)