Nelle discussioni sulla disastrosa guerra in Ucraina ricorre spesso il riferimento alla norma del diritto internazionale che protegge l’integrità territoriale degli Stati, principio decisamente violato dall’invasione russa del territorio ucraino.
A tal proposito, è stato però anche rievocato il precedente dell’attacco alla Serbia da parte della Nato, iniziato con i bombardamenti aerei e missilistici nel marzo del 1999 e terminato nel giugno dello stesso anno. L’attacco è stato considerato in linea con il diritto internazionale, in quanto il governo serbo stava conducendo una campagna di repressione contro gli albanesi, maggioranza in Kosovo. Peraltro, già da qualche anno formazioni armate kosovare stavano combattendo contro l’esercito serbo per l’indipendenza del Kosovo.
A quanto pare, Putin ha rielaborato la vicenda kosovara dichiarando che il suo intervento era in aiuto delle minoranze russofone insorte contro il governo ucraino e minacciate, addirittura, di “genocidio”. Occorre riconoscere una sua abilità nel rifare a proprio vantaggio quanto fatto dagli altri, come già detto in altro articolo circa gli statunitensi “regime change” e “nation building”.
Durante i bombardamenti su Belgrado del 1999 fu colpita anche l’ambasciata cinese, creando ovviamente un incidente diplomatico, ma ora la Cina sembra essere diventata partner degli Stati Uniti per ricondurre Putin a più miti consigli. In effetti, Pechino ha già avuto a che fare, impunemente, con la norma sull’integrità territoriale degli Stati.
Infatti, nel 1950 ha invaso il Tibet annettendolo. Nel 1959, una insurrezione dei tibetani è stata violentemente repressa e il Dalai Lama ha dovuto lasciare il Paese con decine di migliaia di suoi concittadini. Anche una nuova insurrezione nel 2008 è stata repressa e tutti i tentativi del Dalai Lama, dall’esilio, per raggiungere un accordo che consentisse una soluzione pacifica per il Tibet sono falliti. In Occidente sembra completamente dimenticato il problema tibetano e anche il Dalai Lama è uscito dai riflettori. Ora si è probabilmente concentrati su una possibile futura applicazione della citata norma, cioè la minaccia di invasione di Taiwan da parte della Cina, forse invogliata dal successo in Tibet.
Il premier israeliano Naftali Bennett si è anch’egli impegnato in tentativi di mediazione tra Russia e Ucraina e anche Israele, a sua volta, ha a che fare con la norma sull’integrità territoriale. Nel 1967, a seguito della Guerra dei sei giorni, Israele ha occupato Gerusalemme Est, abitata in maggioranza da palestinesi e possibile capitale del futuro Stato palestinese, sempre peraltro in divenire. Nel 1981, Israele ha annesso le Alture del Golan, che appartengono alla Siria. Le motivazioni addotte sono la sicurezza dello Stato di Israele, ma in entrambi i casi è in corso una progressiva colonizzazione da parte degli ebrei.
Anche il presidente della Turchia, Recep Erdogan, si è proposto come mediatore, forse anche qui ricordando un caso di successo: l’occupazione e annessione di fatto di una parte di Cipro. Nel 1974, l’esercito turco ha invaso la parte settentrionale dell’isola, istituendo la Repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta solo dalla Turchia. Sulla base di questa annessione, la Turchia ha preteso l’esclusiva dello sfruttamento dei giacimentidi idrocarburi di pertinenza di Cipro, costringendo una nave della Saipem ad allontanarsi sotto la minaccia di una fregata militare. La Francia ha a sua volta mandato una nave militare e Italia e Grecia hanno protestato. Ovviamente senza alcun risultato. La Turchia è nella Nato, come Italia, Francia e Grecia.
E’ ovvio che questi precedenti non giustificano in alcun modo l’aggressione russa all’Ucraina, ma dovrebbero far pensare a come si utilizza il diritto internazionale, spesso applicandolo ai nemici e “interpretandolo” per se stessi e gli amici.
Ora il punto su cui ci si dovrebbe concentrare è la cessazione delle ostilità e l’inizio di reali trattative per una soluzione della questione. Come dice don Edo Canetta in un suo articolo: “In guerra tutti perdono, mentre nella pace si può recuperare un po’ di quello che si è perso.” In questa sciagurata guerra non stanno pagando solo il popolo ucraino e russo, stiamo perdendo tutti.
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