La squadra che ha realizzato Westworld – la più importante serie dedicata alle conseguenze dei potenziali usi distorti delle nuove tecnologie uscita in questi anni – si è cimentata con la trasposizione in una serie tv di The Peripheral, il primo romanzo del ciclo “Jackpot” che William Gibson ha scritto nel 2014. In Italia – con il titolo Inverso – è arrivata grazie a Prime Video, che distribuisce ogni venerdì un episodio.
Siamo al quinto degli otto previsti e molte cose non sono ancora del tutto chiare e gran parte della nostra attenzione è concentrata a cercare un senso logico a quello che osserviamo. Compito difficile. Lo era già stato con Westworld. Ogni minima disattenzione ci obbligava a tornare indietro per vedere se casomai ci fossimo perso un pezzo importante, salvo poi accorgersi che era proprio così, l’incomprensibile era da considerare parte fondamentale del nostro racconto.
Anche in The Peripheral Gibson costruisce il suo racconto cyberpunk su una trasposizione temporale e sulla presenza dominante di robot, perfettamente somiglianti agli esseri umani. Le “periferiche” non sono altro che avatar – ricostruzioni di noi stessi in frammenti storici diversi – in cui gli esseri viventi si trasferiscono e che consente loro di viaggiare nel tempo. Niente male per il mondo di oggi così affasciato dal metaverso. Fin qui la parte, diciamo così, con una logica della nostra storia. Poi il resto è pura fantasia in libertà.
I due luoghi principali del racconto sono una tranquilla cittadina sui Monti Blue Ridge nella Carolina del Nord, dove la vita scorre più o meno come la nostra, anche se siamo nel 2032. Molta tecnologia, ma nulla di trascendentale, soprattutto gli abitanti di questo sperduto pezzo d’America vivono ancora di stenti e muoiono purtroppo ancora di cancro. L’altro scenario della nostra storia è invece una Londra del 2100. Sembra la stessa, in perfetto ordine, differente solo perché abitata da pochissime persone e per la presenza di alcune gigantesche statue di cui non si capisce il senso.
In mezzo il “Jackpot”. Poco a poco scopriamo – nella Londra del futuro non sarebbe potuto certo mancare un museo virtuale per rinverdirne ai sopravvissuti la memoria – che con “Jackpot” non ci si riferisce ad un solo episodio, ma a una successione catastrofica di eventi – militari, ambientali, pandemici, economici – che hanno in pochi anni (presumiamo tra il 2037 e il 2042) ridotto drasticamente la popolazione mondiale e reso permanentemente inospitale il nostro pianeta.
La famiglia di Flynne Fischer, una ragazza che lavora in un negozio di stampanti 3d con la passione per i videogiochi, non sa cosa le sta per accadere. Flynne accudisce sia la mamma malata di un cancro incurabile che il fratello Burton, ex marine con seri danni mentali subiti in missione. Flynne è interpretata da Chloë Grace Moretz (Amityville Horror, Kick-Ass 1 e 2, Hugo Cabret), ed è la protagonista assoluta. Ha carisma, senso delle cose, ed è la prima a capire in che situazione è finita per puro caso. Grazie a un visore per videogiochi, ricevuto in prova e per posta dal fratello da una startup colombiana non meglio identificata, Flynne viaggia nel tempo e grazie a una periferica con le sue sembianze arriva nel 2100 e riesce a vivere concretamente tutto come fosse reale.
Nella Londra del 2099 incontra Wilf, che le fa da guida nel nuovo mondo e con cui inizierà a condividere sentimenti e informazioni utili. Ma soprattutto troverà un alleato nel difendersi da chi la vuole morta, con tutta la sua famiglia. Lungo questa trasposizione temporale prende corpo un vero e proprio thriller action, con continui tentativi da parte di sicari inviati dal futuro che hanno infatti come unico scopo quello di eliminare la sua famiglia. Né loro, né ovviamente noi, sappiamo il perché.
Il punto di forza rimane la fortissima squadra di autori, a cominciare dall’ideatore e sceneggiatore Scott B. Smith, per poi passare ai produttori Lisa Joy e Jonathan Nolan (Person of Interest, Il Cavaliere Oscuro, Intestellar e ovviamente Westworld), e all’eccezionale regia di Vincenzo Natali (canadese dalle chiare origini italiane). Il mondo fantastico che hanno creato è di un fascino straordinario. Gli amanti della fantascienza e gli appassionati del genere “futuro catastrofico” che ci attende non possono non guardarla. Gli altri sono a “rischio rapido di abbandono” a causa dei seri pericoli di continue allucinazioni.
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