Ci sono investitori che hanno guadagnato milioni dall’attacco di Hamas del 7 ottobre? Il sospetto è venuto a due ricercatori Usa, i quali sostengono che sarebbero aumentate drasticamente prima dell’attacco delle “scommesse” sul calo dei prezzi delle azioni di Israele in varie borse. Sono le cosiddette “vendite allo scoperto” o “short”. I due professori di legge affermano di aver scoperto diverse anomalie in una vasta quantità di dati del mercato azionario. Stando a quanto riportato da Süddeutsche Zeitung, nell’analisi di 67 pagine spiegano che ci sono stati investitori che hanno speculato sul calo dei prezzi delle azioni israeliane poco prima dell’attacco terroristico di Hamas, e più del solito. Lo avrebbero fatto in diversi modi.
Da un lato, avrebbero scommesso sul calo dei prezzi di un fondo indicizzato negoziato in borsa (ETF), che segue un indice azionario israeliano uno a uno. Inoltre, avrebbero aumentato in modo significativo le loro speculazioni sul calo dei prezzi di 21 singole azioni della borsa di Tel Aviv, in ogni caso di almeno il 10% nell’arco di tre settimane. «I nostri risultati suggeriscono che i trader – che erano a conoscenza degli attacchi – hanno tratto profitto da questi tragici eventi», scrivono i due esperti. Secondo i ricercatori, gli investitori potrebbero aver speculato sul crollo di un indice israeliano con 118 società azionarie, ad esempio. Per avvalorare la loro ipotesi, hanno esaminato i dati dell’istituto di vigilanza statunitense Finra, da cui si evince che gli investitori hanno venduto allo scoperto più di 200mila azioni di questo ETF il 2 ottobre, pochi giorni prima dell’attacco terroristico. Secondo le analisi del duo di ricercatori, questa cifra è estremamente elevata.
ATTACCO HAMAS E AFFARI IN BORSA: I SOSPETTI DI DUE RICERCATORI USA
«I dati sembrano plausibili, ma da un punto di vista scientifico non sono ancora sufficienti», precisa Esad Smajlbegovic, professore di finanza dell’Università di Rotterdam, esperto di vendite allo scoperto. A SZ spiega che i ricercatori Usa hanno raccolto i loro dati solo in modo aneddotico, ma non li hanno analizzati statisticamente. Pertanto, in teoria, l’aumento della speculazione negativa potrebbe anche essere dovuto al sentimento generalmente negativo verso le azioni in Israele dopo la riforma giudiziaria. Ma i due esperti americani hanno identificato due transazioni evidenti nei dati di una piattaforma di trading. Infatti, due grandi operazioni sono state concluse proprio il 2 ottobre: una alle 14:46, l’altra alle 15:21. Gli investitori hanno scambiato un totale di 225.602 azioni dell’ETF Israele. «Non sono sicuro che sia così facile stabilire un collegamento tra le vendite allo scoperto e questi scambi», ribadisce Smajlbegovic. Quanto denaro potrebbero aver guadagnato gli speculatori dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, se quanto dichiarato dai ricercatori fosse vero?
Potrebbe essere una questione di milioni. L’ipotesi è di un profitto di quasi 8 milioni di euro. Il problema è che i dati mostrano solo quando una vendita allo scoperto è stata avviata, ma non per quanto tempo gli investitori l’hanno mantenuta. «Non è quindi possibile calcolare i profitti delle vendite allo scoperto da questi dati», chiarisce Smajlbegovic. Sulla vicenda le autorità israeliane stanno indagando, lo ha confermato la borsa israeliana a Reuters. Un dipendente ha sottolineato al quotidiano finanziario israeliano Globes che gli speculatori devono sempre prendere in prestito i titoli prima di effettuare tali scommesse, quindi sono noti alle autorità di vigilanza. In teoria, Hamas avrebbe avuto bisogno di “uomini di paglia” poco appariscenti per scommettere sul calo dei prezzi. Visto in Israele e negli Stati Uniti ci sono controlli contro il finanziamento del terrorismo, resta da vedere fino a che punto ciò sia possibile.