LE UNIVERSITÀ USA, IL GENOCIDIO DEGLI EBREI E GLI “ABUSI”: COS’È SUCCESSO NELL’AUDIZIONE CHOC AL CONGRESSO USA

Sta facendo piuttosto scalpore quanto emerso nell’ultima audizione avvenuta al Congresso delle rettrici di tre delle università più celebri e autorevoli d’America, secondo le quali l’antisemitismo e l’invocazione del genocidio degli ebrei sono abusi illegali «solo in alcuni casi», in quanto «dipende dal contesto». L’audizione serviva a porre l’attenzione del Congresso Usa sui tanti episodi ripetuti in questi mesi nelle università americane volte a insultare studenti ebrei, esaltare l’Intifada, sostenere le azioni di Hamas contro lo Stato d’Israele.



E così Liz Magill della University of Pennsylvania, Claudine Gay di Harvard e Sally Kornbluth del M.I.T. vengono accolte al Congresso e con ripetute domande dei parlamentari repubblicani provano a dire la loro sugli episodi spiacevoli di antisemitismo avvenuti nelle loro università, dove sia studenti che anche professori si sono macchiati di episodi tutt’altro che positivi. La domanda fondamentale, ovvero se l’appello al genocidio degli ebrei viola i codici di condotta dei college, è stata molte volte “elusa” dalle tre rettrici degli atenei liberal. Un “sì” chiaro e tondo non è arrivato e su questo sono emersi diversi scambi ai limiti del surreale.



“GENOCIDIO EBREI? DIPENDE DAL CONTESTO…”: LE INCREDIBILI RISPOSTE DELLE RETTRICI DI HARVARD, MIT E PENN UNIVERSITY

«Oggi ognuno di voi avrà la possibilità di rispondere e di spiegare i molti casi di antisemitismo pieno d’odio che si sono verificati nei vostri rispettivi campus, dove è stato negato agli studenti un ambiente sicuro di apprendimento sicuro che è loro dovuto», così aveva introdotto la presidente della commissione, la repubblicana Virginia Foxx, aprendo l’audizione al Congresso. Dai tanti stralci pubblicati nei video della stampa Usa (e tradotti in Italia da “Il Foglio”) emergono elementi piuttosto inquietanti: «Gli studenti che intimidiscono gli studenti ebrei solo perché sono ebrei saranno espulsi?», chiede la repubblicana McClain, con risposta della rettrice di Harvard, Gay «Lei descrive una condotta che sembra violare le nostre policy contro il bullismo, l’intimidazione e le molestie».



Ogni caso di presunto antisemitismo o di intenti intimidatori contro gli studenti ebrei (e di qualsivoglia etnia, razza, religione o appartenenza) dovrebbe essere valutato con eventuali conseguenze legali/di condotta: ma non sempre avviene da come si capisce dalle risposte delle tre presidenti delle università. La deputata repubblicana Elise Stefanik chiede più volte se i cori/messaggi antisemiti diventano condotta possono dunque essere considerati abusi veri e propri? La risposta fa rabbrividire: «È una decisione che dipende dal contesto, signora», replica Magill della Penn University. «Davvero la sua testimonianza oggi qui è per dire che punire chi chiede il genocidio degli ebrei è una decisione che dipende dal contesto? Questa è la domanda più semplice possibile per rispondere ‘sì’, presidente Magill», controbatte la repubblicana Stefanik trovando però una timida risposta della Gay, «Può esserlo, dipende dal contesto». I parlamentari fanno notare così alle rettrici che in questo modo si sta come deumanizzando gli ebrei e che la deumanizzazione è parte dell’antisemitismo, trovando nella n.1 di Harvard solo questa risposta «Chiedere il genocidio degli ebrei è un discorso antisemita quando il discorso diventa condotta, agiamo». Quindi viene da dire che la risposta alle domande insistenti dei deputati dovrebbe essere un banale “Sì”, ma così non è perché, ripetono le rettrici, «Di nuovo: dipende dal contesto».

DURA REPLICA DI ISRAELE ALL’AUDIZIONE DELLE RETTRICI USA: “COSÌ È COMINCIATA LA SHOAH”

Fortissima la rabbia scatenata in Israele dopo la diffusione degli audio e dei video dell’audizione choc al Congresso: il presidente dell’Università Ben-Gurion, Daniel Chamovitz, in un appello sul sito dell’ateneo denuncia «la codardia di quei rettori degli atenei Usa i quali si rifiutano di affermare categoricamente che invocare il genocidio degli ebrei è inaccettabile». Secondo Dani Dayan, presidente del Museo della Shoah Yad Vashem a Gerusalemme, arrivare a “giustificare” appelli al genocidio degli ebrei è un atto ignobile e pericoloso: «la Shoah non è cominciata con ghetti o camere a gas, ma con una retorica antisemita odiosa, con decreti e azioni di accademici di alto livello».

Evidentemente per le università liberal il timore di passare come “sostenitrici” delle opere dello Stato ebraico scatena timori e possibili accuse di politicamente scorretto nei confronti della causa palestinese – appoggiata storicamente dalla sinistra mondiale – tanto che la miglior risposta che viene data è un ambiguo e timido “dipende dal contesto”. Appare sempre più il trionfo della cultura woke, del resto non nuova nei contesti universitari e culturali degli Stati Uniti d’America (e non solo…).