Me lo immagino, il peccato, come un qualcosa che ottenebra l’anima. Per anni, sbadatamente, ho pensato che il peccato fosse questione di gestualità, di opere, di omissioni: bestemmie, atti impuri, evasioni materiali e spirituali. C’è un certo fascino, nel proibito, che ce lo rende straordinariamente lusinghevole.



Poi, sentendo l’anima sfilacciarsi, ho rilevato l’inadeguatezza della mia conoscenza. Qualora il peccato fosse un gesto isolato, basterebbe estirparlo: a più riprese, veementi, senza misericordia, sconto alcuno. Invece, mio malgrado, il peccato è molto di più di un semplice gesto: com’è stato scritto da Cesare Pavese, “non è un’azione piuttosto che un’altra, ma tutta un’esistenza mal congegnata”.



È un’impostazione di vita, dunque, non il semplice atto isolato di un’anima debole. Un gesto, poi un altro gesto, un altro gesto ancora: è sintomo di debolezza? È annuncio, piuttosto, di un’architettura congegnata male. Che, a leggere il tutto con la lente della fede, è un’amicizia che si rompe. Non un’amicizia qualsiasi: è l’amicizia stessa con Dio – la fede è una storia d’amore con Dio – che vive un momento di crisi. Di sospettato tradimento, di scoperto tradimento, d’infedeltà.

Ecco il nostro Credo: “Credo la remissione dei peccati”. Tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci ami nonostante i nostri fallimenti. Li percepiamo tutti i nostri peccati, in diretta: “Gli uomini non sono puniti per i loro peccati – scrive E. Hubbard –, ma da essi”. Non è vero che, dopo il peccato di Adamo, nessuno riesce più a compiere un peccato originale: è vero, piuttosto, che con il nostro peccato immettiamo nel mondo un’originalità di male tutta nostra. A discapito dell’intero popolo di Dio: così il peccato, da personale, diventa sociale.



Rotto il rapporto con Dio, ecco l’impotenza dell’uomo ergersi a onnipotenza dell’uomo stesso. Rovesciati i rapporti di forza, il mondo giace sotto lo scacco del Male: “Non sono i peccati della debolezza che importano – scrive D. Bonhoeffer –, ma quelli della forza”. Della forza usata a discapito dell’uomo: peccando, infatti, l’uomo diminuisce se stesso, vede complicarsi la sua avventura di pienezza.

La risposta dell’uomo allo scacco del peccato è la conversione: è un’operazione dell’uomo, è una grazia concessa da Dio. Fa un cattivo uso di tutto, il peccato, pur di rapire il cuore dell’uomo: ha migliaia di utensili a disposizione ma la sua fandonia è un manico che s’adatta a tutto. Pur di rovinare l’immagine di Dio.

Il battesimo è la prima, la più grande, remissione dei peccati, quella iniziale: “Noi – è Papa Francesco – con il battesimo veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù”. Un’improvvisata? Figurarsi, è “il più grande atto d’amore di tutta la storia: e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato, della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli”. Il giorno del battesimo ci viene riaccreditata la Grazia persa dai progenitori. Non ci viene tolta la debolezza umana, ancora torneremo a perdere il contatto con quella Grazia: ancora, come accadde nel giardino dell’Eden, tenteremo di rubare lo scranno a Dio, di metterci in rivalità con Lui. Il peccato è una possibilità sempre incombente.

Eccoli, dunque, i nostri sacerdoti, la Chiesa, gli strumenti per il perdono dei peccati. Gli arnesi, carne ed ossa, “per mezzo dei quali Gesù, autore e dispensatore della salvezza, opera in noi la remissione dei peccati e genera grazia” (CCC 984–987). Rigenerati, ri-graziati: “Ogni volta che riscattiamo un peccato – scriveva Simon Weil – distruggiamo un po’ del male che possediamo”. Che tiene in ostaggio il mondo.

Resta il fatto che ciò che per gli uomini è un peccato, per il Diavolo è un motivo perpetuo di risa. Che vada chiuso, una volta per sempre, ogni contatto con Dio, dunque: vuol rendere l’uomo indisponibile a lasciarsi incontrare da Dio. Per questo rimettere i peccati è azione dello Spirito, grande ostacolo di Satana.

Stasera alle ore 21.05, su TV2000 (canale 28) andrà in onda la sesta puntata di “Io credo”, programma di M. Pozza e A. Salvadore con la partecipazione di Papa Francesco. Ospiti della puntata, dal titolo “Credo la remissione dei peccati”, saranno, assieme a Papa Francesco, Giovanni Bachelet (figlio di Vittorio, ucciso quarant’anni fa dalle Br), e Giuseppe Mennuni della cooperativa Pietre di scarto di Cerignola (Foggia), che opera in una terra confiscata alla criminalità organizzata.