Giovanna Cristina Vivinetto, fino a ieri professoressa di letteratura italiana al triennio del liceo linguistico dell’istituto paritario Kennedy di Roma, è stata licenziata per i suoi metodi di insegnamento o poiché transessuale? E’ questo il dubbio, in realtà poco dubbio, che assilla in queste ore la 25enne fresca di laurea nonché poetessa, vincitrice di recente con il suo «Dolore Minimo» del Premio Viareggio opera prima per la poesia. Su Facebook la prof ha denunciato le particolari modalità di licenziamento in un lungo post e al Corriere della Sera ha raccontato:”In queste settimane hanno portato a esempio per gli altri docenti il mio approccio con gli studenti, poi ieri all’improvviso mi hanno licenziata, sostenendo che il mio metodo di insegnamento non va bene. Io temo che a non andargli più bene, invece, sia la mia transessualità: forse qualcuno si è lamentato con i dirigenti e hanno cercato il primo pretesto per mandarmi via”.
PROF GIOVANNA CRISTINA VIVINETTO: “IO LICENZIATA PERCHE’ TRANSESSUALE”
La professoressa non nasconde il suo sentore:”Temo che il problema sia che sono transessuale. Mi hanno dato altre motivazioni ufficiali: che sono indietro con il programma, che spiego troppo velocemente (ma allora come faccio a essere indietro con il programma?), che quando parlo sono confusa e insicura, che non mi faccio rispettare dai ragazzi, che sono “troppo poeta” per fare l’insegnante. Però finora nessuno mi aveva chiesto di cambiare il mio modo di far lezione, a differenza di quanto è successo ad altri insegnanti della stessa scuola, e i ragazzi mi hanno sempre mostrato apprezzamento ed entusiasmo”. Da quel che Giovanna Cristina Vivinetto racconta, “prima di essere assunta, c’era già stato un serrato confronto tra la preside (che non mi voleva e che mi ha licenziata) e la proprietaria della scuola (che invece puntava sulla mia assunzione e fino a ieri è stata indecisa se tenermi ancora)”. Come ricostruito da “Il Corriere della Sera”, sembra che in un primo momento la proprietaria della scuola, Daniela Cozzolino, le avesse detto di volerla assumere. Poco dopo era arrivata però una chiamata dalla dirigente scolastica, Vincenzina Piccolino, che le spiegava di dover assumere un altro docente “abilitato” e inviato il pomeriggio precedente dal Provveditorato agli studi. Aveva fatto seguito un’altra telefonata della proprietaria della scuola: “Mi disse che voleva il mio libro e avrebbe parlato con tutti i docenti per discutere dell’opportunità di assumermi — cosa che poi non è avvenuta — e che potevo tranquillamente dire ai ragazzi che sono transessuale”. L’amministrazione della scuola, contattata al telefono, ha rivendicato la correttezza del licenziamento ma si è rifiutata di entrare nel merito della vicenda con un commento.