Si chiama “Io sono Gesù Cristo ed è il primo videogioco della storia che permette di ripercorrere la vita del Messia in ogni suo aspetto, dalla nascita al battesimo fino alla resurrezione ed ascesa in cielo. No, non è una bufala né un tentativo di screditare e insultare la religione cattolica, bensì la strana decisione e progetto avanzato dal publisher di realtà virtuale PlayWay e lo studio SimulaM. Non si tratta dunque di quel “Fight of Gods” dove si potevano far lottare tra loro in una sorta di “Tekken teologico” alcune divinità delle diverse religioni monoteiste (anche se mancavano tanto Allah quanto Maometto, ndr) ma di un videogioco “cristiano” dove i vari passi della vita di Gesù vengono mostrati con superamenti di livelli e punteggi, esattamente come in un videogame normalissimo. I due sviluppatori hanno lanciato l’idea – con tanto di trailer ufficiale – di poter narrare le vicende del Cristo nell’arco di tempo che va dal battesimo fino alla Resurrezione, facendo provare all’utente la preghiera, l’assistenza agli ammalati e addirittura l’utilizzo dei “superpoteri” di Gesù, la guarigione e i miracoli per malati e poveri.



IL VIDEOGIOCO SU GESÙ DIVIDE LA CHIESA

A livello grafico, ogni preghiera compiuta contribuisce a far accrescere la barra sulla destra dello schermo: da lì, in conseguenza, cresce la potenzialità del “Gesù” personale di poter utilizzare i gesti straordinari del Figlio di Dio, miracoli annessi. Dalla tentazione del Diavolo fino al viaggio nel Deserto, dalla Crocifissione fino appunto al Resurrezione: ci sono tutti i momenti cruciali del Nuovo Testamento e, secondo le anticipazioni dei portali esperti di videogames, per recuperare energie e poteri il Gesù-giocatore può ricorrere al battesimo delle persone incontrate. Il gioco potrebbe uscire a Natale in Italia – data ovviamente non casuale – ma è inevitabile la discussione e la polemica già aperta all’interno della Chiesa: «Vedo un lato molto positivo in questo nuovo videogioco che può insegnare Gesù e la sua vita ai giovani attraverso un linguaggio loro vicino», spiega Don Nicola De Biasio, parroco nel Beneventano, intervistato dall’Adnkronos, «Può essere l’incarnazione del bene sul male – aggiunge il sacerdote-, in questo periodo è ancora meglio. Non lo trovo sacrilego. Io parto da un concetto: basta se ne parli, almeno qualcuno mette al centro Gesù. Prendiamo, ad esempio, le pubblicità del Natale: di tutto parlano tranne che del figlio di Dio». Del tutto contrario invece un altro prete sentito dal Messaggero, Padre Antonino Mascali, «È veramente dissacrante, ma ormai si è perso tutto il senso del sacro. Si sta passando dal togliere le croci da scuole e uffici pubblici e invocare Gesù o Maria per delle elezioni politiche, al trasformare Gesù in un videogioco che addirittura simula i miracoli. E intanto perdiamo la bellezza della domenica come giorno in cui, come cristiani, siamo chiamati a celebrare Dio. I primi a non aver rispetto del nostro essere cristiani siamo noi stessi». Dubbioso ma in fondo possibilista il terzo prete intervenuto questa volta su Il Tempo, Don Giovanni Berti, parroco di Moniga del Garda, autore del libro ‘La vignetta di Dio’: «Il Videogioco su Gesù? Certo, non si può ridurre Gesù Cristo solo ad uno che faceva miracoli e basta. Ma ho imparato a non giudicare d’impatto e le forme di comunicazione nuove hanno le loro regole. Se, pur in forma ludica e ‘diversa’, il videogioco avesse un intento didattico potrebbe andare bene. D’altronde, il trailer fa vedere un miracolo e lo lega ad un versetto, e questo mi sembra corretto».



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