Permesso premio di 10 ore fuori dal carcere per il killer di Iole Tassitani, Michele Fusaro. La donna, 42 anni, fu rapita, uccisa e fatta a pezzi nel dicembre 2007, i resti trovati nel garage dell’uomo poco prima di Natale. Iole Tassitani era figlia di un notaio di Castelfranco Veneto (Treviso) e per la sua morte Michele Fusaro era stato condannato all’ergastolo nel 2011, pena ridotta a 30 anni in Cassazione. Scontato un terzo della condanna, che dovrebbe tenerlo in cella fino al 2037, il 56enne avrebbe visto accolta la sua istanza dopo la richiesta, riporta Tgr Veneto, respinta in precedenza dalla Procura generale perché presentata senza il patrocinio di un legale.



L’assassino di Iole Tassitani ha ottenuto quindi un’uscita temporanea dal carcere, novità accolta con dolore dalla famiglia della vittima. L’avvocato dei Tassitani, Roberto Quintavalle, riporta Ansa, ha commentato così la decisione di accordare il permesso premio all’uomo condannato per uno dei delitti più efferati che la cronaca italiana ricordi: “Non è una cosa che fa onore alla giustizia“. Secondo quanto ricostruito, Iole Tassitani sarebbe stata sequestrata e assassinata da Michele Fusaro nella sua casa di Bassano del Grappa. L’uomo avrebbe poi tentato di disfarsi del cadavere facendolo a pezzi.



L’avvocato della famiglia di Iole Tassitani: “Fusaro aveva già chiesto di uscire”

Dopo la notizia del permesso che ha visto Michele Fusaro ottenere alcune ore di libertà fuori dal carcere, il legale della famiglia di Iole Tassitani, Roberto Quintavalle, ha aggiunto un commento ai microfoni della Tgr Veneto: “Aveva già chiesto di uscire, ma gli avevano detto che la domanda doveva farla il suo legale e non certo lui. Il notaio (padre della vittima, ndr) è abbastanza devastato e qunidi non credo che gli dicano che c’è questo problema“. I familiari di Iole Tassitani non avrebbero mai creduto all’idea che Fusaro abbia agito da solo e sostengono che non abbia detto la verità per coprire eventuali complici.



La reclusione di Michele Fusaro, ex falegname, dovrebbe concludersi nel 2037 e nel frattempo, raggiunta la soglia di tempo trascorso in carcere prevista dalla legge, può già accedere ai benefici penitenziari al punto che, nel giugno scorso, aveva infatti chiesto un permesso che gli sarebbe stato negato proprio per il vizio di forma citato dall’avvocato Quintavalle. “Non ci ha mai chiesto scusa – avrebbero commentato i parenti della vittima, come riporta Tgr Veneto, non ha mai raccontato la verità e quindi è impossibile pensare che si sia davvero pentito dell’atrocità commessa“.