Settimana scorsa la Germania ha selezionato 62 progetti relativi alla produzione di idrogeno e alle infrastrutture relative nell’ambito del programma dell’Unione europea IPCEI (Important Projects of Common European Interest). Il programma permette di evitare che i finanziamenti incorrano nei divieti agli aiuti di stato dell’Unione europea e libera circa 8 miliardi di euro di sussidi nazionali del Governo tedesco per avviare progetti entro la fine dell’anno.
I progetti spaziano dalla produzione di idrogeno via elettrolisi a “gasdotti” per il trasporto di idrogeno con una lunghezza di circa 1.700 chilometri. Al programma partecipano diverse utility tedesche, produttori di acciaio (ArcelorMittal, Stahl Holding Saar, Salzgitter Stahl e Thyssenkrupp Steel) e società chimiche.
Anche l’Italia è coinvolta da questi programmi e in particolare negli ultimi mesi Snam ha partecipato a diverse iniziative in questo senso. Il quadro è il piano di investimenti da 7,4 miliardi di euro della società concentrato sia sulle infrastrutture regolate, sia sulle attività legate alla transizione energetica. In particolare, il 50% degli investimenti previsti è dedicato a sostituzioni e sviluppo degli asset con standard compatibili con l’idrogeno.
Tra le diverse iniziative della società si segnala l’obiettivo di creare un’alleanza strategica tra imprese e mondo della ricerca per consolidare una filiera italiana dell’idrogeno (pensiamo, per esempio, all’investimento in De Nora). Non solo, secondo quanto dichiarato recentemente dall’ad della società, Marco Alverà, in un evento organizzato da Bloomberg, l’Italia meridionale potrebbe diventare un nuovo hub dell’energia nell’Unione europea grazie alla produzione di energia solare e a quella di idrogeno. La regione italiana potrebbe infatti diventare un produttore particolarmente economico di energia, solare ma non solo, e l’infrastruttura potrebbe collegarsi anche all’Africa e in questo senso si candida a diventare un hub per l’Europa.
L’impegno ad aggiornare la rete esistente per renderla compatibile con l’idrogeno e quello per supportare una filiera italiana in questo quadro svolge chiaramente un ruolo strategico. Pensiamo, per citare un esempio, alla collaborazione tra Tenaris, Edison e Snam per avviare un progetto finalizzato alla decarbonizzazione dell’acciaieria Tenaris di Dalmine. Quello che è certo è che in Italia ci sono tutte le competenze industriali e ingegneristiche per essere alla frontiera dello sviluppo dell’idrogeno verde. L’Italia, come noto, ha poche risorse fossili e poche materie prime, ma ha fatto la sua fortuna trasformando e lavorando quelle degli altri. Pensiamo anche, tra le altre, a Maire Tecnimont con le sue competenze nella chimica e nell’idrogeno verde.
Qualsiasi cosa si pensi della rivoluzione verde, della velocità e della modalità in cui può avvenire, quello che conta è la volontà politica europea a perseguirla e i finanziamenti che verranno messi in campo e che richiedono un ruolo di coordinamento industriale, il supporto del Governo, come ci ricordano i programmi tedeschi, e il coinvolgimento e lo sviluppo della filiera industriale. Snam è certamente la società italiana che più si è impegnata in questo senso rivestendo un ruolo centrale. È un’occasione per il sistema Paese e per le sue pmi.
Aggiungiamo un’ultima considerazione: l’idrogeno verde e le rinnovabili faranno presto e inevitabilmente rima con nucleare che è l’unico complemento alle fonti rinnovabili con i loro pregi e difetti. Meglio essere preparati anche in questo senso.
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