Lo psicologo e psicoterapeuta Giovanni Delogu è scettico, anzi molto critico sull’uso di Alexa per l’ipnosi. “Di per sé, l’ipnosi privata di un contesto teorico di riferimento, è come una siringa con soluzione fisiologica, possiamo iniettarla a casaccio sperando che funzioni” scrive Delogu in una lettera aperta a Dagospia. Ha fatto molto discutere nelle scorse settimane il nuovo programma di ipnosi digitale, il Reveri Healt, lanciato dalla Standford University sotto la guida del pilastro della ricerca sull’ipnosi, il David Spiegel. Sebbene l’ipnosi si sia ormai guadagnata l’accettazione della comunità scientifica come strumento per curare l’ansia, le dipendenze e i disturbi alimentari e sia diventata oggetto di molti studi e ricerca, molti scuotono la testa di fronte al suo utilizzo da parte di un software.



“L’ipnosi è uno stato modificato di coscienza, sperimentato da ciascuno di noi nella cosiddetta common everyday trance. In sé lo stato ipnotico non è niente di speciale, né è stato dimostrato che una trance neutra abbia effetti terapeutici di per sé. Tuttavia lo strumento ipnosi, inserito in un paradigma teorico di riferimento, con un’adeguata teoria della personalità e della psicopatologia, diventa uno strumento efficace per il trattamento di numerosi disturbi. distinguere l’ipnosi dalla (psico)terapia non ha alcun senso, lo psicoterapeuta che usa l’ipnosi ha sempre una teoria di riferimento alla base.” scrive Delogu. Chiaro insomma che a gestire il percorso di cura debba essere un professionista accertato, che segua il paziente all’interno di un coerente percorso di cura.



“IPNOSI? ATTENTI AI PROFESSIONISTI IMPROVVISATI”

Chiaro insomma che a gestire il percorso di cura debba essere un professionista che segua il paziente all’interno di un coerente sistema terapeutico. Esistono nel mondo tanti orientamenti di psicoterapia, ognuno dei quali ha differenti strategie di utilizzo della pratica dell’ipnosi. “Alcuni adoperano la parola “ipnosi” (come l’ipnosi ericksoniana, l’ipnosi cognitivista), altri invece fanno le stesse cose ma chiamandola con nomi diversi. Qualche esempio: Il “float back” dell’EMDR, l’exposure therapy della CBT, le tecniche regressive della Schema therapy, agli occhi di un esperto di ipnosi sono tutte forme di ipnosi, ma etichettate in forma diversa” spiega Delogu. Insomma è chiaro che l’ipnosi non è una nuova tecnica new age per ritrovare il contatto con se stessi, ma uno strumento terapeutico oggetto di sempre maggiori studi scientifici. “Per questo per qualunque tipo di intervento, di psicoterapia o di ipnosi medica – conclude Delogu – è altamente raccomandato di rivolgersi a professionisti iscritti a un ordine professionale, altamente qualificato e con esperienza dimostrabile. Scrivo questo perché per la legge italiana qualunque persona senza formazione può fare un corso di un weekend (anche online) di ipnosi e improvvisarsi ipnotisti “per smettere di fumare” o “perdere peso senza fare dieta” nel seminterrato di casa loro senza fare abuso della professione di psicologo o medica”.

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