Il “liberi tutti”, ormai, non riguarda tanto la paura che la gente nella fase 2 non rispetti le ordinanze, piuttosto è la diffusione non controllata delle notizie. Eppure basterebbe consultare un esperto prima di pubblicarle. Grande diffusione su quasi tutti i media ha avuto, ad esempio, la dichiarazione di un professore americano, Richard Levitan del Littleton Regional Healthcare nel New Hampshire, rilasciata alla Cnn. In sostanza, lo specialista ha dichiarato che è stata scoperta una nuova manifestazione del coronavirus: l’ipossia silenziosa, chiamata così perché la persona colpita non si accorge della sua insorgenza. L’ipossia, peraltro, è una sintomatologia ben nota, una condizione patologica determinata dalla carenza di ossigeno nel sangue. I media hanno riportato la notizia come fosse una nuova scoperta e il professor Levitan ha anche aggiunto che colpisce i giovani, come nuova variante del Covid. Il Sussidiario ha chiesto a Roberto Rech, direttore responsabile emergenza intraospedaliera e terapia del dolore all’ospedale “Luigi Sacco” di Milano, cosa ci sia di vero in questa notizia: “E’ vera, ma non è assolutamente niente di nuovo, in Italia ce ne siamo accorti sin dall’inizio, dai primi casi, a fine febbraio. L’ipossia è parte della malattia causata dal Covid, caratterizzata da polmonite bilaterale che provoca una ipossia difficilmente correggibile a fronte di un polmone morbido”. Gli americani, dunque, arrivano solo ora a queste scoperte? “Diciamo che fanno buon uso di quello che altri hanno scoperto prima di loro”.
Secondo una notizia diffusa dalla Cnn, il coronavirus ha una nuova preoccupante manifestazione: l’ipossia silenziosa. Le risulta?
In realtà, in Italia ce ne siamo accorti sin dai primi casi a inizio marzo. Abbiamo notato che il polmone del paziente era così rigido da non poter ventilare a sufficienza. I pazienti avevano cioè una sintomatologia importante di cui però si erano accorti tardi.
Tipico dell’ipossia è proprio il non accorgersene finché è troppo tardi, non è vero?
Esatto. Anche studi di laboratorio hanno individuato una sintomatologia anomala, in cui il polmone del paziente diventa così rigido che lo fa respirare con grande fatica. Ecco perché vengono intubati, una operazione molto difficile perché il polmone diventa molto piccolo. E’ il cosiddetto “baby lung”, il polmone di un bambino.
Ma cosa si verifica esattamente?
Il paziente conserva una buona ventilazione e il polmone non diventa rigido, per cui non si accorge che sta succedendo qualcosa di anomalo. Nota alcuni problemi, ad esempio se fa del movimento sente il respiro corto, ma se sta a riposo non percepisce alcun problema. Nel frattempo, però, il virus compie il suo percorso fino a che arriva una polmonite bilaterale, che è la causa di tante vittime del virus.
E’ giusto dire che l’ipossia è causata dal virus?
E’ parte della malattia, che è caratterizzata da polmonite bilaterale che provoca una ipossia difficilmente correggibile a fronte di un polmone morbido.
Lo studioso americano dice che ne sono colpiti i giovani. Questa sarebbe una novità?
L’aspetto epidemiologico è tutto da vedere. Anche noi abbiamo avuto pazienti di età intorno ai 50 anni, il concetto di giovane è relativo. Adesso ne abbiamo uno ricoverato di 24 anni. Il virus colpisce tutti, ma a morire sono soprattutto gli anziani.
Il professor Levitan dice che chi è a casa in quarantena deve essere munito di saturimetri.
Sono quelle mollette che già utilizziamo, mettendole al dito, per misurare la saturazione del sangue. Servono per capire se la saturazione dell’ossigeno non sale. Se poi hai anche la febbre e la tosse vuol dire che hai il Covid.
Insomma, gli americani arrivano in ritardo?
A essere buoni possiamo dire che condividono esperienze già note.
(Paolo Vites)