Ippolita Di Majo, sceneggiatrice e moglie di Mario Martone, è intervenuta sull’edizione odierna de “La Repubblica” al fine di esprimere tutta la propria vicinanza alle attiviste di Napoli che stanno chiedendo corridoi umanitari per le donne e i bambini in preda alla violenza talebana. L’autrice, rivolge un convinto plauso alla città campana: “Organizzare un’accoglienza, disporsi a fare qualcosa di concreto, mi sembra il primo passo per la costruzione di una pace attiva. Immaginare dei modi per aiutare le donne, gli studenti e gli artisti è l’atteggiamento più utile. È importante indignarsi, ma poi bisogna agire. Costruiamo ponti per liberare una popolazione da una condizione disperata”.



Poi, l’intervistata rivolge un appello accorato a chi ha la possibilità di ospitare le donne afghane in casa, i registi, gli artisti provenienti dal Paese mediorientale: “Ognuno faccia la sua parte, coordiniamoci. La condizione della donna riguarda anche noi. Non dobbiamo abbassare mai la guardia rispetto alla violazione dei diritti di donne e bambini e della libertà di pensiero. È una tragedia troppo grande, è come se i talebani stessero colpendo noi”.



IPPOLITA DI MAJO: “NON RIESCO A VEDERE LE IMMAGINI DELLE MADRI AFGHANE DISPERATE”

Ippolita Di Majo, nel prosieguo della sua intervista, ha dichiarato di non essere riuscita a osservare le immagini delle madri afghane che consegnavano i propri figli ai soldati degli Stati Uniti d’America, nella speranza di regalare loro un futuro migliore: “Quelle scene le ho immaginate leggendole, cose che spezzano il cuore. Bisogna prendere posizione, è una questione umana ancor prima che politica”.

Se la situazione in Afghanistan, soprattutto per le donne, è atroce, non rallegra la media italiana di un femminicidio ogni tre giorni: “Questo sgomenta. Bisogna continuare ad agire sul piano culturale, le donne stanno prendendo consapevolezza. Infatti, la povera ragazza uccisa ad Aci Trezza (Vanessa Zappalà, ndr) aveva denunciato, ma occorre lavorare sempre di più sugli uomini e sulle donne per disinnescare l’equazione perversa dell’amore che uccide. Le donne devono acquisire sempre più consapevolezza, però devono farlo insieme agli uomini”.