Giuseppe Ippolito si scaglia contro i virologi “star”, quelli cioè molto presenti in tv da quando la pandemia Covid ha sconvolto le nostre vite. «Vorrei chiedere ai media di fare una pausa di riflessione e far parlare meno di Covid-19», la premessa del direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, intervenuto ai microfoni di “Timeline” su Sky Tg24. «Continuano a parlare persone che lo fanno senza avere cervello sufficiente o perché sono prezzolati», ha proseguito Ippolito, molto critico con i suoi colleghi. «C’è gente infatti che si fa pagare per andare in televisione, così come c’è chi si raccomanda ai giornalisti pur di andarci o gente i cui uffici stampa chiedono “uno spazio tv” al giornalista amico», ha proseguito Ippolito. Alla sua accusa la conduttrice ha subito replicato con una puntualizzazione: «Non qui». Per il direttore dello Spallanzani non si può nemmeno parlare più di infodemia, perché si sta trasformando «in una vera guerra di comunicazione».
IPPOLITO CONTRO VIROLOGI A CACCIA DI VISIBILITÀ
«Stiamo creando una serie di “visibilità” che non sono né correlate al rigore scientifico né ad onestà intellettuale e di cui ci dobbiamo preoccupare». Così Giuseppe Ippolito nell’intervista a “Timeline” su Sky Tg24. Il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, nonché membro del Cts, ha spiegato che «abbiamo bisogno di avere un’unica voce, perché se continuiamo a dare tanto spazio a notizie» che non sono sempre univoche, «la gente non sa cosa deve fare». In effetti, questo senso di confusione traspare in maniera evidente. «Ci vuole rispetto e responsabilità», il richiamo dunque di Ippolito. Invece nell’intervista rilasciata a il Giornale ha spiegato perché il test rapido prima di Natale non può essere considerato una sorta di patente di immunità: «Il virus ha un tempo di incubazione medio di cinque-sei giorni, se io effettuo il tampone oggi e risulto negativo, ma ho avuto un contatto a rischio ieri, tra tre giorni potrei risultare positivo».