Irama, la 5a volta a Sanremo 2024 puntando al podio: “E’ straordinario poter raccontare una storia…”
In vista della quinta volta sul palco del Festival di Sanremo, Irama – all’anagrafe Filippo Maria Fanti – si è concesso un’ampia intervista per La Stampa. “Ormai sono un veterano della kermesse? Ogni volta è pazzesco, bellissimo. Sanremo è un posto dove per uno come me è straordinario poter raccontare una storia. Tante partecipazioni ma mai fra i primi e mi manca quell’emozione”. Il cantante è stato poi incalzato sul brano che porterà sull’Ariston – “Tu no” – che racconta la storia di una donna che sceglie di fare un passo indietro per non far soffrire.
“Se ‘Tu no’ è autobiografica? Quando perdo qualcuno per amore o perché ha lasciato questa vita sono naturalmente portato a scriverne; ‘Ovunque sarai’ era per mia nonna ma questa volta si parla di relazioni e di chi cercando di non ferire spesso non dice la verità… Sì, è autobiografico, nel senso che sono io quello lasciato”. A proposito del duetto con Riccardo Cocciante, Irama ha invece spiegato: “Una fonte di ispirazione per me e per molti della mia generazione. L’essermi avvicinato a lui è per me un onore, penso ci sia un filone emotivo che ci lega…”.
Irama, dal ruolo dei talent agli elementi ‘toxic’ del mondo rap e trap: “Educare tocca ai genitori…”
Irama, come ben noto, è partito da Amici di Maria De Filippi prima di arrivare a dominare il firmamento musicale a suon di hit e grandi successi. A proposito dei talent, ha spiegato a La Stampa. “Mi sono trovato a fare il giudice anche io e mi sono sempre detto che per giudicare i ragazzi che in qualche caso hanno solo cinque anni in meno di me dovessi fare un gran lavoro sulla mia psiche… Il giudizio deve essere sempre costruttivo, mai distruttivo, deve essere un mantra. Se sbagli una parola puoi distruggere un ragazzo e questa è la più grande responsabilità”.
Irama ha poi fatto il punto sulla presunta tossicità nei testi di molti rapper o trapper: “Quello che dici e canti a migliaia di teenager che ti ascoltano come se fossi l’oracolo è importantissimo. A volte gli artisti usano le canzoni come tele per raccontare quello che vedono o anche solo quello che immaginano. Quando scriviamo una canzone dobbiamo mettere in campo molta responsabilità, ma il compito di educare i giovani ce l’hanno i genitori… Il politicamente corretto mi dà la nausea perchè è il buonsenso che deve uscirne vincitore”. Il cantante ha poi concluso l’intervista per La Stampa commentando la collaborazione con Rkomi, non particolarmente proficua dal punto di vista discografico. “Io e Mirko siamo nati come gruppo ma è stata un’operazione bellissima, un episodio andato com’è andato e a noi è andata bene così”.