Iran, le donne che rifiuteranno di portare il velo vedranno bloccati i propri conti bancari. È l’annuncio choc di Hossein Jalali, membro della commissione Cultura del parlamento di Teheran. Lo riferisce il quotidiano Shargh. Un primo avvertimento era stato lanciato lunedì scorso, il 5 dicembre, che preannunciava nuovi provvedimenti relativi all’uso del velo in pubblico. In particolare, sarebbero in arrivo regole ancora più severe e stringenti sull’uso dell’hijab, obbligatorio per le donne in pubblico fino al 1979, anno in cui è stata fondata la Repubblica islamica.
“Non ci sarà alcun ritiro dal piano dell’hijab perché il ritiro significa il ritiro della Repubblica islamica” ha affermato Hossein Jalali al quotidiano riformista Shargh. Ha annunciato che dapprima le donne che rifiuteranno di indossare il velo riceveranno un messaggio sms, quindi si procederà a infliggere ulteriori condanne e “misure punitive più moderne e precise contro l’abbigliamento improprio“, tra cui appunto il blocco del proprio conto bancario. Il piano contro le donne che non intendono più sottomettersi all’obbligo dell’hijab dovrebbe essere pronto in 15 giorni, secondo quanto ha dichiarato lo stesso Jalali.
Iran bloccherà conto bancario di donne senza velo: le misure repressive del governo
L’Iran si prepara a stringere ancora di più la morsa sulle donne, in particolare contro coloro che rifiutano di continuare a indossare il velo. Tra le condanne previste per le donne ribelli, il blocco del conto bancario. Il Paese è percorso da un’ondata di rabbia e desiderio di rinnovamento dopo la morte della 22enne curda Mahsa Amini, uccisa a bastonate dalla polizia a causa dei capelli che fuoriuscivano da sotto il velo, ormai tre mesi fa. Una protesta che ha infiammato l’intero Iran. Il governo di Teheran ha annunciato l’imminente condanna al patibolo per chi è stato condannato per aver partecipato alle proteste e alle manifestazioni. Si parla di 18.000 persone, attualmente detenute in carcere.
Mercoledì 7 dicembre l’Iran celebrerà la Giornata dello Studente e si attende una mobilitazione ancora più infuocata e feroce: si concluderanno infatti i tre giorni di sciopero iniziati lunedì 5 dicembre, che hanno visto dimostrazioni pacifiche di donne e uomini impegnati a recitare slogan rivolti contro la guida suprema Ali Khamenei e il presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi. Il governo del Paese sta tentando a più riprese di bloccare l’accesso alla rete internet, in modo da impedire la fuga di notizie relative alla repressione disposta dal governo e operata dalle forze dell’ordine.