L’Iran ieri ha presentato un nuovo missile ipersonico, denominato Fattah. Sviluppato dagli specialisti della forza aerospaziale dell’IRGC, è stato disvelato alla presenza del presidente iraniano Ebrahim Raisi e degli alti comandanti del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC). Secondo i media statali, il missile ha una portata di 1.400 chilometri (870 miglia), può viaggiare a velocità fino a Mach 15 (5.145 metri o 16.880 piedi al secondo) e utilizza propellenti solidi per consentire un’elevata manovrabilità.



Secondo quanto riferito, il nome del missile è stato scelto dal leader supremo Ayatollah Ali Khamenei e si traduce approssimativamente in “rendere vittorioso”. Come evidenziato da Eurasian Times, la presentazione di Fattah è significativa perché l’Iran diventerebbe il primo paese dell’intera regione mediorientale a brandire un’arma ipersonica che si muove a una velocità più di cinque volte superiore a quella del suono.



Iran ha presentato il suo primo missile ipersonico

I missili ipersonici sono difficili da intercettare a causa dell’eccezionale manovrabilità. Secondo i media dell’Iran, il Fattah ha caratteristiche stealth, che gli consentono di passare attraverso i sistemi radar. I report rilevano che il missile può superare vari tipi di sistemi di difesa aerea eseguendo una varietà di manovre dentro e fuori l’atmosfera terrestre, grazie al suo sistema di propulsione. Parlando alla cerimonia di inaugurazione dell’alta tensione, il comandante della forza aerospaziale dell’IRGC, il generale di brigata Amir Ali Hajizadeh, ha affermato che dopo aver svelato il Fattah, l’Iran è diventato solo il quarto paese al mondo ad avere questa tecnologia. Ma c’è anche chi nutre dei dubbi, un esperto militare della regione che non ha voluto essere citato ha detto a Eurasian Times: “In mancanza di prove sostanziali, è difficile credere che abbiano una tecnologia sofisticata con cui anche i paesi tecnologicamente più avanzati stanno lottando. Teheran sta bluffando o esagerando notevolmente le sue capacità. È più una “guerra informativa”, proprio come quella che vediamo tra Russia e Ucraina”.

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