Iran: fa discutere la notizia della decisione del leader politico e religioso Ali Khamenei, di voler concedere una grazia a migliaia di detenuti dissidenti, tra cui anche moltissimi manifestanti che avevano preso parte alle proteste negli ultimi mesi. L’amnistia per i prigionieri è stata annunciata su richiesta del capo della magistratura, secondo Khamenei visto che le manifestazioni si sono placate nel frattempo, questo sarebbe un segno che molti dissidenti nel frattempo si sarebbero pentiti.



Ma questo gesto invece, come sottolineano diversi esponenti di organizzazioni per i diritti umani, sarebbe soltanto una delle tante mosse propagandistiche del governo. Mahmood Amiry-Moghaddam, attivista e fondatore della Ong Iran Human Rights di Oslo, ha dichiarato al Corriere della Sera che il motivo principale sarebbe economico. Infatti i detenuti costano e quando le carceri sono piene il governo non può permettersi il rischio rivolte. Oltre a questo ci sarebbe anche la coincidenza con l’anniversario della rivoluzione islamica, l’11 febbraio, e Khamenei è solito mandare “messaggi di bontà” nei giorni che precedono queste ricorrenze.



Iran: incertezza sui numeri dell’amnistia e nuovi arresti

Oltre alle parole degli attivisti in tutto il mondo, alla notizia dell’amnistia in Iran, hanno fatto seguito altre polemiche legate sia al numero e al tipo di detenuti che verranno graziati, ma anche annunci di nuovi arresti. Le eccezioni riguardano soprattutto i carcerati accusati di spionaggio e di collaborazione con servizi segreti esteri. Sembrerebbe inoltre che chi vuole essere graziato, debba compilare un documento nel quale dichiara di non voler più violare la legge specificando di essere pentito. Questo secondo il gionalista Saeed Hafezi, sarebbe una chiara prova che molti dei detenuti vengono arrestati e poi costretti a confessare sotto tortura i reati commessi.



Nello stesso giorno del grande annuncio della grazia da parte di Khamenei è arrivata poi anche la notizia dell’arresto della giornalista Elnaz Mohammadi, responsabile di redazione della testata Ham-Mihan. La sorella gemella della donna arrestata ieri, è già detenuta da settembre per aver riportato in un articolo la notizia del funerale di Mahsa Amini e per aver partecipato al corteo senza indossare correttamente il velo islamico. Sempre nella stessa giornata è arrivato l’annuncio della condanna per un altro reporter, il direttore dei siti di informazione Iranian Times e Mobin-24. Per Hossein Yazdi la sentenza è di un anno di reclusione e il divieto di lasciare il paese, per aver sostenuto la protesta.