L’Iran lancia la massima sfida “politica” agli Stati Uniti d’America: la Procura di Teheran ha spiccato 36 mandati d’arresto per «politici, militari e criminali» che hanno contribuito all’uccisione del generale Qassem Soleimani, comandante delle forze Qods dei Pasdaran: ebbene, tra questi nominativi, spunta clamorosamente quello di Donald Trump. Lo ha annunciato questa mattina il procuratore di Teheran, Alghasi Mehr, citato dalla Fars: «La magistratura iraniana ha emesso un’allerta rossa’ all’Interpol per le 36 persone ricercate, che sono figure politiche e militari. Queste persone sono condannate per ‘omicidio’ e ‘terrorismo’. Il presidente Donald Trump è in cima alla lista e continuerà a essere perseguito anche al termine del suo mandato presidenziale».
Il n1 della Casa Bianca con l’operazione Soleimani ha punito l’Iran per l’attacco alle basi aereee di Kirkuk nel dicembre 2019 e ancor di più per l’attentato all’ambasciata americana a Bagdad in Iraq il 31 dicembre scorso: per questo motivo, all’alba del 3 gennaio 2020 un raid Usa ha ucciso per rappresaglia il capo delle Forze popolari di Teheran, uomo degli Ayatollah e tra i principali artefici dell’ideologia sciita di Khomeini e Khamenei.
MANDATO D’ARRESTO PER TRUMP
La notizia del mandato d’arresto per Trump potrà essere un importante punto di svolta per il dibattito molto teso nella politica americana sul ruolo del Presidente candidato Repubblicano nella politica estera dei suoi 4 anni alla Casa Bianca. Ma oltre alla campagna elettorale verso le Presidenziali, Trump ora rischia forte per una rinnovata rappresaglia in Medio Oriente dopo il timore di terza guerra mondiale scatenatisi prima del Covid-19 e mai del tutto spenti come focolai. «Il generale Soleimani stava preparando nuovi attacchi contro le forze Usa della regione. Il suo regno di terrore è finito. Non lo abbiamo ucciso per un cambio di regime o per iniziare la guerra. Ma siamo pronti a qualunque risposta sia necessaria. Il futuro dell’Iran appartiene al popolo che vuole la pace, non ai terroristi», spiegò Donald Trump nel famoso discorso dopo il raid Usa di inizio gennaio contro il sanguinario capo de Pasdaran iraniani.