Alex Vatanka, esperto di Iran e fondatore del programma dedicato al regime degli ayatollah presso il Middle East Institute di Washington, ha ragionato sul futuro del conflitto in Medio Oriente. Il punto, ovvio, di partenza è quello del recente attentato che è costato la vita a più di 80 persone durante la commemorazione dell’uccisione di Soleimani, del quale non si conoscono i responsabili, anche se i media locali puntano il dito contro l’ISIS.
Il regime dell’Iran, invece, crede che i colpevoli siano gli Stati Uniti e Israele, accusati anche di essere la causa scatenante del conflitto a Gaza partito il 7 ottobre. Secondo l’esperto questa posizione, però, “è solo retorica, linguaggio standard iraniano. Anche se ci sarà la certezza che è stato l’ISIS”, sottolinea, “il regime continuerà ad accusare Stati Uniti e Israele” perché questa altro non è che “la sua narrazione standard”. Dal conto suo, invece, Vatanka ritiene che sia ancora presto per dire chi sono i colpevoli dell’attentato in Iran, soprattutto perché il regime “ha una lunga lista di nemici“, sia all’interno che all’estero, che vanno dalla minoranza etnica dei baluci, fino allo stato islamico afghano e a diversi stati stranieri.
Vatanka: “L’Iran non entrerà nel conflitto, sono solo minacce”
Per l’occidente, spiega Vatanka, “è naturale fare una connessione” tra quanto accaduto in Iran e la guerra a Gaza, ma non necessariamente si tratta di fatti collegati. Differentemente, invece, non crede che il regime degli ayatollah vendicherà veramente l’accaduto, soprattutto perché “promette sempre di punire i colpevoli”, ma in concreto non fa altro che “alzare la voce e non fare molto“, come la promessa vendetta per l’uccisione di Soleimani, che non è mai arrivata.
“L’Iran”, spiega l’esperto, “usa questo linguaggio ma deve stare molto attento a come vuole gestire questa guerra, perché se attacca Israele, gli Stati Uniti sicuramente entreranno nel conflitto“. Nonostante questo, però, nel conflitto a Gaza persiste il rischio “di una escalation dal Libano, dall’Iraq, dallo Yemen e dal Mar Rosso” mentre l’occidente, e soprattutto gli USA, non è interessato a “una guerra regionale”. Circostanza, questa, che potrebbe verificarsi nel caso in cui “Israele spinga da Gaza verso l’Egitto i palestinesi“, portando Iran e Hezbollah a “cantare vittoria perché così, per loro, Israele avrà dimostrato il suo vero volto”.