Alessandro Orsini analizza in un articolo su Il Fatto Quotidiano, la tensione tra Israele e Iran e quali gli interessi in gioco nel caso iniziasse un nuovo conflitto tra le due parti. Secondo il sociologo, l’Iran non avrebbe obiettivi da raggiungere entrando in guerra contro Israele, ma d’altra parte per Netanyahu, ci sarebbero almeno 5 motivi validi per proseguire l’escalation. Perché, se in ogni conflitto ci deve essere un fine politico o qualcosa da ottenere, come sostiene Orsini, questa convenienza per il regime iraniano non c’è, e lo dimostra il fatto che l’unico bene sarebbe: “Il rovesciamento del regime di Netanyahu, ma si tratta di un fine irraggiungibile“, visto che il primo ministro sarebbe facilmente sostituito da qualcuno che porta avanti le stesse politiche.
Quindi, dopo le opportune valutazioni, nei piani di Khamenei, non rientrerebbe né l’invio di missili né tantomeno una invasione di terra, ipotesi poco probabile, ma che comunque non riuscirebbe a ribaltare la situazione. Per il governo invece invece sarebbero molti i vantaggi da ottenere in seguito all’espansione del conflitto, primo su tutti: “L’occupazione dei territori palestinesi per l’eternità“.
Orsini: “Netanyahu ha interessi in una guerra totale contro l’Iran”
Nell’analisi di approfondimento fatta da Alessandro Orsini sul conflitto in Medio Oriente e il possibile coinvolgimento in guerra dell’Iran contro Israele, vengono evidenziati i possibili obiettivi di Netanyahu che potrebbero essere ottenuti come vantaggi dall’attacco dell’Iran. Oltre a proseguire nell’occupazione dei territori palestinesi, ci sarebbe anche una nuova ondata di sanzioni da Usa e Europa nei confronti del regime iraniano. Ma soprattutto, come sottolinea il sociologo, un aumento dei consensi delle democrazie occidentali nei confronti di Israele, che continuerà a sostenere le azioni del governo.
Non ultimo, in caso di guerra, gli Stati Uniti interverrebbero come prima cosa a colpire i siti nucleari presenti in Iran, riducendo così anche la minaccia dell’uso di armi atomiche. Tuttavia, una “guerra totale” potrebbe contribuire a stravolgere le società dei due paesi, sicuramente aumentando le proteste popolari dei cittadini israeliani contro Netanyahu, ma scatenando rivolte anche da parte degli iraniani che da anni vogliono liberarsi della teocrazia imposta.