Recentemente il capo del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran, il generale Hossein Salami, ha rivolto una preoccupante minaccia nei confronti di chi, in Europa soprattutto, profana il Corano. Lo ha fatto ai microfoni dell’agenzia stampa iraniana IRNA, citata a sua volta da numerose testate italiane ed estere. I toni del generale, facendo forse eco anche alle minacce che ha rivolto il mese scorso alla rivista satirica Charlie Hebdo, sono stati come sempre duri e diretti, minacciando apertamente chiunque osi profanare il testo sacro dell’Islam.
Iran: “Pena di morte a chi brucia il Corano”
Insomma, il generale militare dell’Iran Hossein Salami, parlando come l’emittente, ha spiegato che “oggi siamo i guardiani dell’Islam e del Corano. Coloro che hanno bruciato il Corano dovrebbero imparare dal destino di Salman Rushdie“, riferendosi all’autore anglo-inglese accoltellato lo scorso agosto, dopo anni di latitanza a causa di un editto di morte pronunciato nel 1988 dall’ex leader iraniano Ayatollah Khomeini. Continuano nel suo discorso il leader delle forze armate rivoluzionarie dell’Iran ha detto fermamente che “i mussulmani puniranno” chi brucia o profana il Corano, “il fuoco inghiottirà i vostri corpi e li trasformerà in cadavere”. Ha poi rivolto un invito a tutti i profani, “nascondetevi e fate i vostri peggiori incubi ogni notte, perché i musulmani non vi lasceranno in pace, neanche dopo decine di anni”.
Il Corano bruciato e Charlie Hebdo
Non è la prima volta che l’Iran, e specialmente lo stesso Salami, rivolgono minacce nei confronti dei profanatori del Corano. L’ultima volta era toccato alla redazione francese del giornale satirico Charlie Hebdo che aveva pubblicato, il mese scorso, una vignetta che ritraeva il capo iraniano Ali Khamenei. In quell’occasione Salami aveva invitato caldamente i musulmani francesi a vendicarsi nei confronti del giornale, citando anche quella volta Rushdie. Violente manifestazioni di dissenso, sia da parte dell’Iran, che di Salami, che di altre realtà musulmane, erano arrivate anche dopo che un attivista danese (sempre lo scorso mese) aveva bruciato una copia del Corano a Stoccolma, davanti all’ambasciata turca, e quando alcuni giorni dopo un politico olandese aveva strappato alcune pagine del Corano vicino al Parlamento olandese.