Dopo un’intera giornata di commenti e indiscrezioni sulle ragioni che hanno portato alla morte del Presidente dell’Iran Ebrahim Raisi – precipitato mentre si trovava a bordo del suo elicottero che sorvolava i cieli dell’Azerbaijan – arriva a fare un po’ di chiarezza l’agenzia di stampa statale IRNA con un articolo in cui commemora (in lingua inglese) il compianto ex presidente.



“L’ayatollah Seyyed Ebrahim Raisi è stato l’ottavo presidente dell’Iran”, si legge nell’omaggio, “eletto per governare il paese alle 13esime elezioni presidenziali del 2021”, e arrivando al punto dell’indiscrezione l’Irna spiega che il martirio dell’ex presidente “è avvenuto a causa di un guasto tecnico mentre tornava da Khoda Dalla diga di Afarin alla raffineria di petrolio di Tabriz”. Insomma, l’incidente sarebbe dovuto ad un guasto tecnico che ha colpito l’elicottero e che non avrebbe lasciato scampo né ad Ebrahim Raisi, né ad Hossein Amirabdollahian – ministro degli Esteri -, a Mohammad Ali Al-e Hashem – leader della preghiera del venerdì della città di Tabriz -, a Malek Rahmati – governatore azero -, oltre al capo della scorta dell’ex presidente, ai piloti e all’equipaggio. (Agg di Lorenzo Drigo)



MORTO IL PRESIDENTE RAISI CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI: FATALE LO SCHIANTO IN ELICOTTERO, “NESSUN SOPRAVVISSUTO”

Il Presidente dell’Iran Ebrahim Raisi è morto nello schianto in elicottero avvenuto domenica pomeriggio nel volo di ritorno dalla inaugurazione al confine con l’Azerbaijan della diga sul fiume Aras. L’ufficialità è giunta questa mattina con la notizia rilanciata direttamente da Teheran dopo un’intera nottata di ricerche sulle alture iraniane, tra la nebbia e le condizioni meteo proibitive: la Mezzaluna iraniana poi ha confermato il ritrovamento di tutti i corpi dell’entourage di Raisi, tra cui anche il potente Ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, il governatore della provincia iraniana dell’Azerbaijan orientale Malek Rahmati, l’imam di Tabriz Mohammadali Al-Hashem, funzionari del Governo e guardie del corpo presidenziali.



Raisi era il capo politico dell’Iran, il più alto in grado dopo la Guida Suprema (l’Ayatollah) Ali Khamenei, che già ieri aveva spiegato come non vi saranno vuoti di potere nel Paese nel tragico caso in cui il Presidente non fosse stato ritrovato: così è avvenuto, in una girandola di informazioni, false piste e incertezze durante le ricerche dell’elicottero schiantato a terra con cause ancora tutte da chiarire. Dopo la visita al mattino in Azerbaijan dall’omologo Aliyev, Raisi con il capo della diplomazia iraniana stava facendo ritorno nella città di Tabriz: attorno alle ore 15 in Italia la notizia del possibile incidente che avrebbe coinvolto l’elicottero presidenziale, con subito l’aggiunta di un probabile atterraggio d’emergenza viste le condizioni meteo complicate.

COS’È SUCCESSO IN IRAN: DOPO ORE DI RICERCHE RITROVATO L’ELICOTTERO IN FRANTUMI. LE POSSIBILI CAUSE

Man mano però che le ore passavano, si rincorrevano notizie contraddittorie: prima che Raisi fosse morto nello schianto, poi che invece l’atterraggio fosse andato a buon fine e l’intero entourage stava procedendo via terra verso Tabriz, poi ancora che invece l’elicottero ancora non fosse ritrovato dalle squadre di ricerca. Col passare del tempo le preghiere in piazza della popolazione iraniana, invitata dalla Tv di Stato e dall’Ayatollah hanno fatto intuire che la situazione per Ebrahim Raisi e il Ministro Amir-Abdollahian fosse al limite della tragedia.

E così stamane la notizia funesta per un Paese chiave della già esplosiva area mediorientale: in aperta guerra “indiretta” contro Israele, finanziatore dei vari gruppi anti-sionisti (Hamas, Hezbollah, Houthi etc.), con tensioni aperte anche con l’Occidente, specie con il nemico storico Usa, e con uno scenario tutt’altro che risolto nella corsa al nucleare progredita negli ultimi anni nonostante le sanzioni internazionali. Raisi e il capo della diplomazia di Teheran erano il braccio politico di Khamenei, pedine fondamentali per la stabilità dell’area ma anche figure molto controverse a capo di una polizia “morale” che limita al minimo le libertà civili del popolo iraniano. «Non è stato trovato alcun segno di passeggeri vivi dopo la scoperta della posizione dell’elicottero precipitato: è morto il martire del servizio», spiega il Governo di Teheran in una nota dando notizia ufficiale della scomparsa di Raisi: al momento nessuno dall’Iran ha minacciato ritorsioni né ipotizzato attentati o abbattimenti dell’elicottero, ufficialmente precipitato per le difficili condizioni meteo sopra le alture al confine con l’Azerbaijan.

LE REAZIONI INTERNAZIONALI SULLA MORTE DI RAISI E COSA SUCCEDE ORA IN IRAN

Dagli Stati Uniti alla Cina, dall’alleato Russia fino all’Unione Europea le reazioni internazionali in queste ore son di cordoglio e condoglianze per la morte del Presidente Raisi e del Ministro Amir-Abdollahian: «il nostro pensiero va alle famiglie», scrive su X il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel nell’esprimere vicinanza di tutta l’Ue allo Stato iraniano. «Il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il suo ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian erano veri amici della Russia», scrive il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov, sottolineando il ruolo nel «rafforzamento della cooperazione russo iraniana e la partnership di fiducia».

Dal movimento terrorista libanese di Hezbollah, l’omaggio a Raisi morto nell’incidente in elicottero lo definisce «protettore dei movimenti di resistenza». Non vi sono come già anticipato ipotesi di abbattimento del velivolo, né nessuno dall’Iran ha parlato di possibile attentato con matrice Usa o Israele, i Paesi considerati nemici di Teheran non da oggi. Washington e Tel Aviv già da ieri hanno escluso qualsiasi coinvolgimento nell’incidente al momento catalogato come schianto per impervie condizioni meteo. «Il presidente e il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian hanno fatto tutto il possibile per concretizzare gli interessi nazionali della Repubblica islamica e hanno compiuto sviluppi ammirevoli nella lotta contro le sanzioni tiranniche degli stranieri contro l’Iran, nonché nel sostegno al movimento di resistenza nella regione e al popolo eroe della Palestina», così spiega in un comunicato il Consiglio strategico per le relazioni estere, sottolineando come la linea estera dell’Iran non varierà neanche con la morte dei due importanti politici.

«Non ci saranno vuoti di potere in Iran», ha sentenziato ancora ieri a ricerche in corso l’Ayatollah Khamenei: l’articolo 131 della Costituzione della Repubblica Islamica prevede alla morte improvvisa del presidente l’assunzione immediata di ogni potere del primo vicepresidente esecutivo, in questo caso Mohammad Mokhber. La nomina deve però essere confermata dalla Guida Suprema e con ogni probabilità nelle prossime ore Mokhber sarà investito del ruolo di Presidente dell’Iran, avviando l’iter verso elezioni da qui a 50 giorni: la legge dice che il nuovo Presidente, con il presidente della Camera, Mohammad Bagher Ghalibaf e il capo della magistratura, Gholam-Hossein Mohseni-Ejei, dovranno costituire l’apparato elettorale per eleggere il nuovo leader. In alternativa, si legge ancora nell’articolo riportato oggi dall’AGI, l’Ayatollah Khamenei può decidere di nominare un successore di Raisi senza ricorrere alle Elezioni «per evitare una fase di transizione in un periodo complesso», come di fatto è quello attuale con la guerra aperta in Medio Oriente.