La guerra tra Hamas e Israele continua a far tremare il Medio Oriente e tutte le nazioni che potenzialmente potrebbero esservi coinvolte, con alcune dichiarazioni da parte del governo dell’Iran che si dice pronto ad intervenire in caso il conflitto non cessasse. Dopo la pioggia di missili da parte dei terroristi, infatti, era iniziata una sorta di controffensiva da parte di Tel Aviv, che in pochi giorni ha condotto una missione ampissima nella striscia di Gaza con lo scopo di scoraggiare i terroristi palestinesi.



Da alcuni giorni, inoltre, sembra sempre più certo che a brevissimo Israele entrerà con le truppe di terra dentro Gaza per eliminare completamente e definitivamente la resistenza di Hamas, ma con un’incognita importante rappresentata dall’Iran che ha stretti contatti con il gruppo terroristico di Hezbollah. In merito anche gli Stati Uniti hanno parlato del loro timore di un intervento da parte dei terroristi libanesi che aumenterebbe a dismisura il conflitto, con il rischio di far cedere la resistenza militare israeliana. In particolare, Jake Sullivan ha dichiarato che “non possiamo escludere che l’Iran scelga di impegnarsi direttamente” per sostenere Hamas contro Israele, evocando anche la possibilità che si apra un nuovo fronte al confine con il Libano.



Iran minaccia Israele: “Cessate gli attacchi contro Hamas o interverremo”

Insomma, per ora fortunatamente l’ipotesi che il conflitto tra Israele e Hamas si allarghi al punto da coinvolgere anche l’Iran sarebbe, appunto, esclusivamente un’ipotesi, anche se alcune recenti dichiarazioni farebbero pensare il contrario. Hossein Amirabdollahian, ministro degli esteri iraniano, infatti, ha dichiarato che “se le aggressioni sioniste non si fermano, tutti i partiti della regione saranno sul grilletto“, rendendo sempre più probabile l’ipotesi che si apra un nuovo fronte.



“La responsabilità per la possibile apertura di nuovi fronti” tra Israele e Hamas, ha aggiunto il ministro dell’Iran, “e per qualsiasi escalation della guerra odierna ricade direttamente sugli Stati Uniti e sul regime sionista”. Ipotesi peraltro rilanciata anche da alcuni funzionari dell’ONU che hanno sottolineato come “se i crimini di guerra e il genocidio dell’apartheid israeliano non vengono fermati immediatamente, la situazione potrebbe andare fuori controllo“, al punto da colpire anche “sulle Nazioni Unite, sul Consiglio di Sicurezza e sugli Stati che stanno portando il Consiglio verso un vicolo cieco”. A rendere ancora più complicata la situazione tra Iran, Israele e Hamas ci sono, infine, le posizioni di Pechino, che ha recentemente fornito il suo sostegno “ai Paesi islamici nel rafforzare l’unità e il coordinamento sulla questione palestinese“.