Mentre in tutto il Medio Oriente aumenta il rischio di un’escalation della guerra tra Israele e Hamas, che potrebbe presto coinvolgere altri attori mediorientali, gli occhi tornano ad essere puntati sull’Iran, ritenuto da molti (senza ovviamente prove concrete) il ‘mandate’ di questa stagione di tensioni. Il regime degli ayatollah, infatti, secondo questa teoria, sarebbe sia dietro alle armi in possesso ai miliziani palestinesi, sia di quelle che utilizzano gli Hezbollah e gli Houthi, coinvolti a vario titolo nelle tensioni mediorientali, mentre il recente raid a Damasco ha riaperto alle minacce, da parte dell’Iran, di intervenire direttamente contro Israele.
Dal conto dello Stato ebraico è già stata promessa una risposta all’eventuale attacco da parte del regime islamico, mentre anche gli Stati Uniti hanno più volte ripetuto che scenderanno in campo nel caso in cui il conflitto includa direttamente altri gruppi militari, terroristici o di qualsiasi altro tipo, soprattutto se affiliati all’Iran. E proprio mentre la tensione sembra essere alle stelle, da parte degli ispettori dell’Aiea (l’Agenzia Onu che veglia sull’energia atomica e sul suo uso ai fini militari) arriva un nuovo allarme che potrebbe condizionare profondamente le sorti del Medio Oriente.
I funzionari Aiea: “L’Iran potrebbe avere l’atomica entro pochi mesi”
Per ora quelle dell’Aiea sono solamente (per così dire) voci anonime, raccolte dai giornalisti del Washington Post che hanno intercettato alcuni funzionari dell’Agenzia a Vienna. A febbraio, spiegano gli ispettori, in occasione dell’ultima revisione sullo sviluppo nucleare dell’Iran è emersa “un’attività frenetica” nei siti nucleari che avevano cessato la produzione di uranio arricchito ai sensi dell’accordo stipulato con gli Stati Uniti nel 2015 e, poi, revocato da Donald Trump durante il suo mandato presidenziale.
L’attività frenetica di cui parlano è relativa all’istallazione di nuove apparecchiature fini all’arricchimento dell’uranio: un passaggio necessario per arrivare a produrre la bomba atomica. Secondo gli ispettori l’arricchimento dell’uranio ha raggiunto già il 60%, una soglia decisamente vicina al 90% necessario per produrre l’atomica, con particolare riferimento al sito produttivo più avanzato dell’Iran, ovvero quello di Fordow. L’ayatollah Ali Khamenei, però, continua a negare la volontà di produrre la bomba, oggetto di una fatwa emessa nel 2003 e confermata nel giugno dello scorso anno, nella quale si condanna l’uso dell’atomica in quanto “in contraddizione con l’Islam”. Ad ulteriore conferma della posizione dei funzionari sull’atomica in Iran, però, ci sono anche “più di una dozzina di attuali ed ex funzionari dell’intelligence degli Stati Uniti e dell’Europa”.