Un turista francese è stato incriminato in Iran per spionaggio e diffusione e propaganda contro il sistema ed ora rischia addirittura fino a 10 anni di carcere. Lo ha riferito il suo avvocato, come riporta Repubblica.it. Si tratta di uno dei tanti casi con protagonisti stranieri e che evidenziano le tensioni sempre maggiori tra Iran ed Occidente. Il francese Benjamin Briere è stato arrestato a maggio 2020. La sua colpa? Aver scattato alcune foto in una zona desertica dove sarebbe vietato usare i flash, e per aver posto domande sul velo islamico obbligatorio per le donne dell’Iran. Da qui l’accusa per spionaggio che può portare ad una pena fino a 10 anni di reclusione e la condanna per diffusione di propaganda contro il sistema che può portare ad una pena tra 3 mesi ed un anno. La data del processo non è ancora stata resa nota.
Intanto non mancano le accuse ai radicali delle agenzie di sicurezza in Iran da parte dei gruppi per i diritti secondo i quali i detenuti stranieri sarebbero impiegati come merce di scambio per ottenere denaro o influenzare i negoziati con l’Occidente.
IRAN, TURISTA FRANCESE A PROCESSO: TENSIONI CON L’OCCIDENTE
Da Teheran è arrivata la smentita rispetto alle accuse mosse dai gruppi in difesa dei diritti ma pare che in passato ci siano stati scambi di prigionieri. Lo scorso anno, rammenta Repubblica.it, Iran e Francia hanno scambiato il ricercatore francese Roland Marchal con l’ingegnere iraniano Jalal Ruhollahnejad. Il turista Briere è invece l’ultimo ad essere accusato di spionaggio. Accuse simili erano state mosse anche alla cittadina britannica-iraniana Nazanin Zaghari-Ratcliffe comparsa in tribunale lo scorso marzo dopo aver scontato la pena in carcere di 5 anni ma attualmente ancora impossibilitata a tornare a Londra.
Il caso del turista francese a rischio processo arriva mentre aumenta la pressione dell’Iran sugli Usa e sulle potenze europee tra cui la stessa Francia ed il Regno Unito affinchè vengano revocate le sanzioni, reintrodotte dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dall’accordo nucleare iraniano nel 2018.