I vaccini anti Covid sviluppati da Moderna, dall’azienda statunitense Pfizer con la tedesca BioNTech e dalla britannica AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford e Irbm di Pomezia non verranno mai iniettati in Iran. La Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ha infatti vietato l’importazione di questi vaccini perché non si fida dell’Occidente. «Non mi fido di loro», ha detto Khamenei in un discorso televisivo. «A volte vogliono testare» i vaccini in altri paesi, ha aggiunto. Poi ha messo in dubbio anche la Francia, «perché in passato ha esportato sangue infetto in Iran». E quindi ha rilanciato: «Se i loro vaccini funzionano, compreso quello della Pfizer, perché non li usano per il loro popolo, in modo da evitare il fallimento delle migliaia di morti nei loro Paesi?».
Proprio per i dubbi espressi sui social in merito ai vaccini “occidentali”, Khamenei è stato bannato da Twitter nei giorni scorsi. In ogni caso, l’Iran è pronto a importarli da altre nazioni. Il problema è che non riesce ad acquistarli a causa delle sanzioni americane, quindi sta lavorando alla produzione di un vaccino anti Covid nazionale, infatti sarebbe stata avviata la sperimentazione sull’uomo.
IRAN, ACCORDO CON CUBA PER VACCINO SOBERANA 02
L’Iran è il Paese più colpito dal Covid in Medioriente. Ma i sostenitori della linea dura non ne vogliono sapere di importare vaccini fabbricati in Usa. Il generale Mohammad Reza Naghdi nelle scorse settimane ha detto che la Guardia rivoluzionaria iraniana «non raccomanda l’iniezione di alcun vaccino estraneo» basato sull’Rna messaggero. Recentemente, però, l’Iran ha raggiunto un accordo con Cuba per testare il vaccino Soberana 02, il quale ha mostrato una risposta immunitaria precoce, a 14 giorni, come evidenziato da Vicente Verez, direttore dell’Istituto Finlay dei Vaccini, che ha raggiunto l’accordo con l’Istituto Pasteur in Iran. A differenza di quello Pfizer, Cuba ha puntato su vaccini a sub unità che al momento rappresentano il 30% di quelli in sperimentazione. «È una tecnologia avanzata ma molto a basso costo anche se richiede dei tempi più lunghi di produzione», ha spiegato al Corriere della Sera l’immunologo Fabrizio Chiodo, 35enne di Palermo, in servizio presso il Cnr di Pozzuoli (Na) a lavoro sul vaccino dalla Repubblica socialista di Cuba.