Dopo che sabato scorso il presidente iraniano Rouhani aveva inaugurato nuove centrifughe nell’impianto nucleare di Natanz capaci di produrre uranio arricchito per creare combustibile per reattori e armi nucleari, in violazione degli accordi del 2015, il giorno dopo si è verificato un guasto che ha coinvolto la rete elettrica dell’impianto nucleare stesso. Non solo l’Iran, ma anche media israeliani e americani accusano che dietro a tutto l’episodio ci siano i servizi segreti israeliani, ipotizzando un’azione di sabotaggio. Non sarebbe la prima volta, con la differenza che questo nuovo episodio accade proprio mentre l’amministrazione Biden sta cercando di riportare gli Stati Uniti al tavolo dell’accordo del 2015, dopo che Trump nel 2018 ne uscì fuori.
Un attacco che ha provocato la reazione iraniana – Teheran ha minacciato atti di ritorsione – ma che può compromettere il cammino di distensione fra Iran e Stati Uniti. Secondo Michael Herzog, ex generale di brigata delle Forze di difesa israeliane, attualmente editorialista del quotidiano Haaretz da noi intervistato, “al momento non è possibile sapere esattamente se sia stato un sabotaggio o un incidente. Con queste nuove centrifughe l’Iran ha comunque violato gli accordi del 2015, e Israele è sempre più preoccupata dalle capacità iraniane di costruire armi nucleari”.
Secondo molti media anche israeliani dietro l’incidente all’impianto nucleare di Natanz ci sarebbe il Mossad, il servizio segreto israeliano. Qual è la sua opinione?
Non ci sono posizioni ufficiali da parte israeliana né indicazioni concrete che possano accusare Israele di aver operato un sabotaggio. È vero che i media parlano di un attacco da parte di Israele, ma quello che sappiamo finora è che c’è stato un incidente che ha fatto saltare l’impianto elettrico, colpendo così la possibilità dell’impianto di arricchimento dell’uranio.
Colpisce però che questo incidente si sia verificato il giorno dopo l’inaugurazione di nuove centrifughe per arricchire l’uranio in modo da fabbricare armi nucleari.
Israele è molto preoccupata di quanto sta facendo l’Iran. Ai suoi occhi gli iraniani stanno preparando una situazione in cui sia possibile accrescere la capacità di creare armi nucleari e in tutti i modi si vuole rallentarla. Va infatti ricordata una cosa importante.
Ci dica.
Come ha detto lei, erano appena state inaugurate nuove centrifughe che hanno preso il posto del vecchio modello usato fino a oggi e acquistato dal Pakistan. Quelle vecchie centrifughe impedivano l’arricchimento dell’uranio per farne armi e rientravano quindi negli accordi del 2015. Adesso in violazione degli accordi sono state introdotte nuove centrifughe, come si vede da centinaia di foto aeree. Ciò significa che se gli Usa tornano nell’accordo originario, l’Iran è comunque in grado di sviluppare nuove centrifughe che disattendono l’accordo stesso.
In sostanza, questo vuol dire che l’Iran ha cambiato il contenuto degli accordi del 2015?
Esattamente. Se l’Iran vuole arrivare alla bomba nucleare con queste nuove centrifughe è in grado di farlo molto più velocemente, e questo spiegherebbe se è stato un sabotaggio.
Questo episodio arriva in un momento in cui l’amministrazione Biden sta dialogando in modo positivo con l’Iran per tornare a far parte degli accordi del 2015 da cui Trump era uscito nel 2018. Come reagisce Israele a questo riavvicinamento?
Israele è molto preoccupata. Biden piuttosto che tornare all’accordo originale vuole stringere con l’Iran un accordo più forte e che duri più a lungo, ma Israele non crede che gli Usa siano in grado di convincere l’Iran a farlo. E se non ci riescono, si rimarrebbe con il piano originale, legittimando l’Iran come potenza nucleare.
(Paolo Vites)
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