In Svezia è di moda bruciare, calpestare il sacro Libro del Corano, possibilmente in giorni di festa significativi per l’Islam. È la protesta di un esaltato profugo iracheno, purtroppo cristiano, non ostacolata dalla politica e dalla magistratura, nel Paese dei diritti per eccellenza, di chiunque si svegli la mattina inventandosene uno. Così, a Baghdad hanno dato fuoco all’Ambasciata svedese, nonostante le forze dell’ordine di questo Paese instabile e di fragilissima democrazia abbiano tentato di fermare i manifestanti e assicurare lo spegnimento delle fiamme.
Perché dovrebbe essere strano? Seguiranno altri attentati e purtroppo temo ammazzamenti. Dovremmo dire “giustificati”? Affatto. L’occhio per occhio dente per dente non appartiene più, e sottolineo il più, alla nostra mentalità e cultura giuridica. Ma questa rinuncia riguarda una piccola parte dell’umanità. Il tanto bistrattato “mondo occidentale”. Noi vi ci troviamo abbastanza bene (salvo denigrarlo apertamente con masochismo) altri molto meno. E dobbiamo accettarlo. Qui emerge allora uno degli interrogativi pressanti della contemporaneità: cercare o no, e con che mezzi, di esportare la democrazia, e i diritti che essa garantisce, a Paesi e popoli che non ne hanno contezza o volontà? Forse con l’incontro, il dialogo, l’educazione. Ci abbiamo provato, senza successo, solo con le armi. Dovremmo rinunciare? Giammai. Ma con un po’ di realismo, se a un’azione ne segue una contraria di pari o maggior grado, forse conviene essere prudenti.
Stupido combattere, spiega anche ai bambini l’antica arte della guerra, contro chi ha truppe più numerose e agguerrite delle tue, a meno che tu sia Napoleone, e prima o poi rischia di andarti male comunque. Punto uno. Ma c’è un punto due: proprio la nostra formazione liberale e libertaria, di cui la Svezia è campione, dovrebbe contemplare il rispetto per le opinioni e culture e fedi diverse, senza se e senza ma. Bruciare il Libro Sacro del Corano è tollerato come sono tollerati gli insulti ai sacerdoti o l’irrisione alla Chiesa tutta. Ovvero, il fine ultimo è il disprezzo della religione.
Tra tutti i diritti, pare che quello a una fede liberamente espressa e garantita non possa essere considerato. I cristiani hanno imparato a rispondere con la misericordia, la sopportazione paziente, o peggio la rassegnazione. Altre religioni reagiscono, ahimè. Con un’aggravante, davvero pericolosa: in Iraq si diffondono le persecuzioni dei cristiani, tanto che per protesta, il cardinale caldeo Raphael Sako coraggiosamente ha deciso di autoesiliarsi lontano dalla capitale. Ecco, il fatto che il piromane svedese di libri sacri sia un cristiano non aiuta affatto i nostri fratelli, già tanto provati, già testimoni luminosi, a fronte della nostra ignavia e viltà, della fede in Cristo.
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