Non è da oggi che la situazione in Iraq è ai limiti della guerra civile ma l’assalto avvenuto poche ore da migliaia di manifestanti contro l’ambasciata Usa di Baghdad riporta la mente ad un altro più celebre attacco avvenuto in Iran nell’ormai lontano novembre del 1979 quando la “rivoluzione verde” dell’ayatollah Khomeini era al culmine dell’esplosione. I venti di guerra in Medio Oriente non si contano neanche oggi nel 2020, ma la situazione interna all’Iraq, se non risolta, rischia di portare un’ennesima guerra permanente a pochi passi dai sempre “decisivi” giacimenti di petrolio. La cronaca dei fatti, prima di tutto: da ore è in corso l’assalto di migliaia di manifestanti appena fuori il compound dell’ambasciata Usa a Baghdad, a seguito delle fortissime proteste contro i raid americani che negli scorsi giorni hanno provocato in Iraq almeno 25 morti tra i combattenti della milizia sciita Kataib Hezbollah. L’attacco sferrato allora dalla piazza si è fatto sentire, con migliaia di persone inferocite che hanno trasformato in fiamme alcune torrette di guardia dell’ambasciata: di contro, la sede diplomatica degli Usa è stata difesa dalle forze di sicurezza che han lanciato lacrimogeni e granate contro i manifestanti, respingendo per il momento l’assalto.
TRUMP INCOLPA L’IRAN PER IL CAOS IN IRAQ
«Morte all’America» e bandiere stelle e strisce a fuoco: con un refrain già più volte visto in Medio Oriente, la mattinata di Baghdad si aperta così: sono almeno 32 i feriti tra i manifestanti, mentre l’ambasciata Usa è stata evacuata nei suoi vertici più importanti e alcuni sono rimasti ancora asserragliati all’interno per timore di ulteriori attacchi all’esterno. Come spiega l’Agenzia Ansa, appena un secondo gruppo di manifestanti riusciva a superare la prima recinzione del complesso, «l’ambasciatore Matthew H. Tueller e parte del personale della sede diplomatica sono stati subito allontanati». Le proteste in corso in Iraq vanno avanti da settimane, con le milizie islamiste pro-Iran che contestano il Governo del Premier Adel Abdul Mahdi nella sua eccessiva dose diplomatica nei confronti degli Stati Uniti di Donald Trump: poco fa lo stesso Presidente iracheno ha richiesto ufficialmente ai manifestanti di lasciare «lasciare l’area del campound dell’ambasciata americana a Baghdad», mentre le milizie filo-Teheran chiedono «la chiusura definitiva dell’ambasciata americana e l’espulsione dell’ambasciatore». È intervenuto anche Trump dagli States con un tweet al veleno contro l’Iran e i suoi vertici: «L’Iran ha ucciso un contractor americano, e ne ha feriti tanti altri. Abbiamo risposto con forza, e lo faremo sempre. Ora l’Iran sta orchestrando un attacco all’ambasciata degli Stati Uniti in Iraq. Saranno ritenuti pienamente responsabili. Inoltre, ci aspettiamo che l’Iraq usi le sue forze per proteggere l’Ambasciata, e sono avvisati!».
Intense situation in front of the US embassy, #Baghdad pic.twitter.com/qvlRF92HeN
— Aleph ?️ א (@no_itsmyturn) December 31, 2019